L’EUROPA E L’ITALIA ACCELERANO SUI MERCATI DIGITALI
I PROGETTI
Ok alle linee politiche Ue del Digital market act; in Italia il governo spinge sul Ddl Concorrenza
Ad appena un anno dalla proposta, il Digital market act è approvato nelle linee politiche e l’Europa pregusta una nuova stagione: quella in cui contendibilità e innovazione, sviluppo, concorrenza e tutele danno impulso ai mercati. Negli stessi mesi il governo presenta un Ddl Concorrenza, che si occupa specificamente di mercati digitali con l’obiettivo di mantenerli aperti, preservandone il funzionamento corretto e trasparente.
In particolare, l’Europa ha deciso che gli ecosistemi digitali sono essenziali per la trasformazione digitale, ma devono essere sottoposti a regole selettive quando, per dimensione, valore di mercato e numero di utilizzatori, assumono una posizione superdominante, decidendo chi far entrare e chi lasciare fuori dai mercati che intermediano. È il caso, ad esempio, di Google per i motori di ricerca, di Amazon per le piattaforme di vendita, di Apple per le appstore, di Facebook per i social network.
In quanto gatekeeper, insomma, queste big tech non possono comportarsi come ogni altra impresa, ma devono garantire che i cancelli di accesso ai mercati che controllano restino aperti e che su quei mercati possano entrare nuovi operatori e possano essere offerti nuovi servizi. In concreto, dovranno garantire agli utenti il diritto di disdire l’abbonamento ai servizi della piattaforma principale, così facilitando il passaggio da un fornitore a un altro. Non potranno richiedere software di default all’installazione del sistema operativo, così che altri fornitori possano proporre i propri. Dovranno assicurare ai venditori l’accesso ai propri dati di marketing o di performance pubblicitaria sulla piattaforma, così da consentire a questi di avere più informazioni per decidere in maniera informata a quale canale rivolgersi.
Ancora, non potranno più classificare i propri prodotti o servizi preferendoli a quelli degli altri ( self- preferencing), così che altri fornitori di prodotti e servizi possano competere a parità di armi sul mercato. Né potranno richiedere agli sviluppatori di app di utilizzare determinati servizi ( ad esempio sistemi di pagamento o fornitori di identità) per essere elencati negli app store, perché tale condotta di fatto taglierebbe fuori i concorrenti. Dovranno poi garantire agli sviluppatori di app, ai social media e ai motori di ricerca condizioni di accesso equo, così da proteggere il pluralismo e la qualità dell’informazione.
Parallelamente, in Italia, due norme del Ddl Concorrenza, ora all’esame del Parlamento, contribuiscono a completare il quadro: a) l’articolo 28 ambisce a sottoporre a controllo antitrust le operazioni di concentrazione in cui la target, cioè la società da acquisire, è un’impresa caratterizzata da strategie innovative. La finalità della previsione è chiara e consiste nel proteggere, in linea con le regole UE, i mercati ad alta innovazione dalle cosiddette killer acquisitions, quelle cioè che, indipendentemente dai fatturati delle imprese coinvolte, rafforzano ulteriormente piattaforme ed ecosistemi digitali, impoverendo i mercati nazionali; b) l’articolo 29 propone di estendere la previsione sull’abuso di dipendenza economica alle piattaforme con ruolo determinante. Obiettivo della norma è offrire alle piccole e medie imprese che dipendono dai fornitori online per operare sul mercato la possibilità concreta ( attraverso la tecnica dell’inversione dell’onere della prova) di vedere tutelate le proprie ragioni nel caso in cui le piattaforme sfruttino illegittimamente la propria posizione di forza, imponendo condizioni discriminatorie, scorrette, o anche interrompendo senza ragione forniture e rapporti commerciali.
L’Europa ha fatto le sue scelte. Ora tocca all’Italia decidere se beneficiare delle nuove regole del Ddl Concorrenza che pungolano l’innovazione e stimolano la concorrenza, salvaguardando l’apertura dei mercati digitali e la correttezza dei rapporti.