L’ex fissa dei giornalisti ha solo natura contrattuale
Risposta del Lavoro sulla liquidazione aggiuntiva di categoria Il ministero disponibile a favorire il dialogo tra editori e lavoratori
Il Fondo “ex fissa” ha natura contrattuale e l’Inpgi ne ha solo svolto il ruolo di gestore amministrativo. Di conseguenza non ricade sotto l’attività di vigilanza statale e il controllo della Covip, se non per quanto riguarda il prestito erogato dall’Inpgi al fondo stesso, che peraltro è già stato restituito. Questa la risposta fornita il 27 aprile dal ministro del Lavoro a un’interrogazione a risposta immediata, presentata dal deputato Emilio Carelli ( Coraggio Italia). Tuttavia il ministro Andrea Orlando ha assicurato che il ministero continuerà a prestare massima attenzione alla questione per quanto di competenza e lui stesso è disponibile a sostenere tutte le iniziative di confronto tra editori e giornalisti finalizzate a salvaguardare il risparmio dei lavoratori beneficiari del Fondo.
Il fondo ex fissa è stato creato nel 1985, in accordo tra editori e sindacati, per erogare ai giornalisti una prestazione previdenziale integrativa in caso di risoluzione del rapporto di lavoro per raggiunti limiti di età o dimissioni. Una sorta di liquidazione aggiuntiva, che avrebbe dovuto essere alimentata con un contributo dell’ 1,50% ( inizialmente dell’ 1%) sulle retribuzioni a carico degli editori. L’articolo 6 dell’accordo del 1994 stabiliva che tale contributo avrebbe dovuto essere adeguato in caso di insufficienza o eccedenza « su richiesta anche di una sola delle parti firmatarie della presente convenzione » e l’ente gestore del Fondo doveva sorvegliare che la liquidità fosse adeguata alle necessità.
Nonostante questa previsione, l’equilibrio finanziario non è stato mantenuto ed è diventato impossibile pagare gli importi maturati dai giornalisti. Così nel 2014 è stato sottoscritto un nuovo accordo che ha salvaguardato quanto maturato da chi entro il 31 luglio di quell’anno aveva chiesto l’ex fissa o ne aveva maturato il diritto, ma rateizzandone l’ammontare in 12 anni. Per chi era ancora in servizio con almeno 15 anni di anzianità aziendale al 31 dicembre 2014, è stato fissato un tetto di 65mila euro e rateizzazione in 15 anni; chi aveva anzianità tra i 10 e i 14 anni al 31 luglio, importo fisso tra 2mila e 10mila euro. Per i nuovi assunti e quelli con meno di dieci anni di anzianità aziendale, sempre al 2014, la ex fissa è scomparsa, sostituita da un versamento aggiuntivo alla previdenza complementare ( se l’interessato è iscritto al fondo di categoria) dello 0,25% della retribuzione mensile. La contribuzione per l’ex fissa è rimasta all’ 1,50% più l’aggiunta dello 0,35% dovuta al finanziamento che, come dichiarato dal ministro, è stato restituito con conseguente eliminazione dell’aliquota aggiuntiva.
Successivamente sono iniziati i pagamenti rateali, con importo di 3mila euro all’anno, ma nel 2017 è arrivata anche la proposta agli aventi diritto di liquidazione ( dal 50 al 60% dello spettante) in una, tre o cinque rate annuali. Ai circa duemila giornalisti oggi toccati dal problema si aggiungeranno quelli che, avendone maturato il diritto, chiederanno l’ex fissa giunti al pensionamento.
Secondo un documento pubblicato dalla Fnsi nel 2017, il fondo è « nato strutturalmente deficitario » e tra il 2005 e il 2015 le prestazioni ( in alcuni casi di centinaia di migliaia di euro) erano sempre superiori di almeno il 100% ai contributi versati. Però nessuno si è mosso in tempo.