Il Sole 24 Ore

Enti locali e Regioni, i fondi per il contratto salgono a 906 milioni

Via all’atto d’indirizzo bis con 132 milioni per premi e nuovi ordinament­i Oggi l’ok di Corte conti all’intesa di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici, ultimo passo prima degli aumenti

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Con la riunione in programma oggi all’Aran la trattativa sul rinnovo del contratto per i 450mila dipendenti di regioni ed enti locali può entrare davvero nel vivo. Il comitato di settore ieri infatti ha licenziato l’atto di indirizzo- bis, quello che distribuis­ce i fondi aggiuntivi da destinare al finanziame­nto di due misure chiave promosse dal ministro per la Pa Renato Brunetta: lo sblocco dei fondi decentrati, cioè i soldi che ogni amministra­zione utilizza per i premi e per le altre voci del salario accessorio e che ora possono superare il tetto calcolato sulla spesa 2016 creato dalla riforma Madia, e la riforma delle carriere con la creazione dell’area delle « alte profession­alità » appena sotto la dirigenza.

La gestazione dell’atto di indirizzo- bis è stata un po’ più lunga del previsto. Ma non riserva sorprese dal punto di vista dei numeri: in gioco ci sono 132 milioni ( cifra anticipata sul Sole 24 Ore del 14 marzo), divisi fra i 94,3 milioni destinati all’ordinament­o profession­ale e i 37,7 milioni per i decentrati. Queste cifre portano a 906 milioni l’aumento complessiv­o a regime delle buste paga del personale non dirigente negli enti territoria­li e sono la traduzione in chiave locale dei fondi messi dalla manovra per la Pubblica amministra­zione centrale.

L’atto di indirizzo- bis è la mossa indispensa­bile per spingere il contratto verso il traguardo della firma, e smuove quindi un quadro delle trattative che appare fermo dopo il via libera all’intesa per ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Oggi, a quattro mesi dalla firma, dovrebbe arrivare la registrazi­one in Corte dei conti, ultimo passaggio prima degli aumenti in busta che a questo punto rischiano però di arrivare solo a giugno.

A differenza di quanto accade nella Pa centrale, però, negli enti territoria­li gli aumenti sono finanziati dai bilanci delle singole amministra­zioni. E proprio per questa ragione la firma dell’atto di indirizzo integrativ­o aiuta ma non risolve il problema. Il via libera permette di accelerare la pratica, confermano

Davide Caparini, assessore al Bilancio di Regione Lombardia, e Jacopo Massaro, sindaco di Belluno, che presiedono i comitati di settore Regioni- sanità e Autonomie locali; ma entrambi chiedono al governo di sterilizza­re sul piano contabile almeno gli arretrati, per non veder chiusi da queste uscite extra gli spazi per le assunzioni che sono calcolati sul rapporto fra entrate e spese di personale. Problema simile riguarda la sanità, dove l’atto di indirizzo- bis ancora manca perché i costi sono stati individuat­i ma si discute su come finanziarl­i. Ancora più lontano è il contratto della Scuola, che ancora attende anche l’atto di indirizzo iniziale. La strada, insomma, è ancora lunga.

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