La crisi non frena il 4.0 Al digitale il 70% di spesa in macchinari
Industria. Sale la quota di investimenti innovativi finanziati dalla Nuova Sabatini. Il decreto aiuti potenzia i bonus su formazione e software
Lanciato nel 2017, il piano Industria 4.0 ( ora noto come Transizione 4.0) si prepara al restyling. Ma nel frattempo gli investimenti nella digitalizzazione delle imprese mettono ancora in fila numeri significativi.
Il nuovo decreto aiuti ha appena potenziato le aliquote per il bonus sulla formazione 4.0 e per l’acquisto di software e con la prossima legge di bilancio si punta a rinnovare profondamente il piano, puntando di più sugli investimenti in ambito energetico. In questo momento comunque un termometro fedele dell’impegno dell’industria nell’ammodernamento di macchinari e impianti è rappresentato dai finanziamenti agevolati della misura “Nuova Sabatini”. Da un'elaborazione del Sole 24 Ore, sulla base dei dati del ministero dello Sviluppo economico e di Assilea ( l’associazione italiana del leasing), emerge che tra 2021 e inizio 2022, in piena pandemia, il 70% delle operazioni è stato dedicato al rinnovo dei macchinari funzionali al processo di digitalizzazione e il 30% a investimenti in beni strumentali tradizionali. Un cambio di passo significativo rispetto al 2020, quando il rapporto era del 51% contro il 49 per cento.
La spinta sul digitale
Ha progressivamente dato effetti la maggiorazione del contributo statale che viene riservata agli investimenti a più alto contenuto innovativo. La normativa prevede infatti che il contributo del ministero dello Sviluppo economico sia determinato in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale all’investimento, ad un tasso d’interesse annuo che è pari al 2,75% per gli investimenti ordinari e al 3,575% per gli investimenti in tecnologie digitali. Un differenziale, in sostanza, del 30 per cento a favore delle spese 4.0.
Nel 2020 le prenotazioni per investimenti ordinari della Nuova Sabatini sono arrivate a poco meno di 2,7 miliardi di euro contro 2,8 miliardi della cosiddetta “Tecno- Sabatini 4.0”, per un totale di circa 5,5 miliardi. Poi il peso delle due voci ha visto prevalere nel 2021 e nei primi mesi del 2022 il digitale in modo sempre più evidente. Lo scorso anno si è chiuso con 9,9 miliardi di prenotazioni per operazioni 4.0 rispetto a 4,2 miliardi per investimenti ordinari. Nei primi quattro mesi di quest’anno il confronto è tra 3,3 miliardi per il digitale e 1,4 miliardi per i beni tradizionali. Sommando il 2021 e la prima parte del 2022, si ottiene il 70% targato 4.0 a fronte del 30% per investimenti ordinari.
Le novità varate e in arrivo
Il resoconto della “Nuova Sabatini” fotografa dunque una tendenza ancora ben visibile agli investimenti in digitalizzazione, che esce addirittura rafforzata con la crisi. Intanto il piano Transizione 4.0, cioè l’insieme di misure che si basano sui crediti di imposta e non sui finanziamenti agevolati, è comunque oggetto continuo di esame da parte del governo.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza del resto ha previsto la costituzione di un Comitato scientifico per la valutazione dell’impatto economico degli interventi del “Piano Transizione 4.0” cui partecipano componenti del ministero dell’Economia, dello Sviluppo economico e della Banca d’Italia.
Nel decreto aiuti approvato lunedì dal consiglio dei ministri è entrato un potenziamento delle aliquote del credito di imposta per la formazione limitatamente alle Pmi ( 70% per le piccole imprese e 50% per le medie) e l’innalzamento dal 20% al 50% del beneficio per l’acquisto di software 4.0.
Sono rimasti fuori dal Dl altri cambiamenti allo studio, rinviati probabilmente alla legge di bilancio, cioè la riorganizzazione del piano per dare più spazio agli investimenti funzionali alla transizione energetica e l’incremento per il 2023- 2025 anche dei crediti d’imposta che si applicano all’acquisto di beni strumentali materiali 4.0 ( l’ex “iperammortamento”).
Il governo ora studia un restyling più ampio del piano di crediti di imposta allargandoli all’ambito energetico