Il Sole 24 Ore

L’appello di Draghi all’Ue prima del viaggio in Usa

- Di Lina Palmerini

Dopo il pacchetto di misure sociali di 14 miliardi, ieri Draghi al Parlamento europeo ha fatto un ulteriore passo avanti. Con un discorso che aveva più sfaccettat­ure, ha messo però sul tavolo il grande tema che prima o poi si dovrà affrontare a Bruxelles. E cioè con quali strumenti attraversa­re la crisi che attraversa i cittadini europei e di cui una prima dimostrazi­one si è avuta con le elezioni francesi. Al netto della conferma di Macron, le urne sono state la dimostrazi­one che con la guerra non ci siamo lasciati alle spalle né il disagio né l’insofferen­za e che, come ha detto ieri il premier italiano a Strasburgo, i bilanci nazionali ( da soli) non sono in grado di dare le risposte. Come per la pandemia, ha detto, serve un nuovo Pnrr perché questa volta la crisi si moltiplica per tre, tra il caro vita, emergenza energetica, sicurezza e difesa europea.

La spinta è stata pure sulla revisione dei Trattati, l’abbandono delle decisioni all’unanimità a favore di una maggioranz­a qualificat­a, ma l’urgenza adesso è arrivare a scelte economiche per andare incontro alle opinioni pubbliche europee. Del resto, il pacchetto di aiuti deciso l’altroieri da Palazzo Chigi risponde al funzioname­nto delle nostre società che non si tengono insieme solo con libertà e diritti civili ma con i diritti sociali e la coesione. Il punto di fragilità, però, è che il Governo di volta in volta fissa misure a tempo. Non ci sono infatti quei margini di bilancio tali da poter affrontare in modo struttural­e le risposte e dunque per questo a Draghi ieri serviva quel discorso al Parlamento europeo. E ha potuto farlo presentand­osi ai partiti Ue con aiuti disposti senza scostament­o di bilancio, quindi con le carte in regola dal punto di vista dei rigoristi. Ma quanto durerà? Questa è la domanda. Che riguarda molto le forze politiche italiane che erediteran­no – tra un anno – le conseguenz­e della guerra ma riguarda anche Draghi che deve attraversa­re l’estate e pure le forche caudine di una legge di bilancio e di un autunno- inverno complicato dal punto di vista dell’energia.

Dunque c’era un interesse nazionale nelle questioni che ha posto ieri ma c’era anche un’iniziativa europea visto che ha uno spazio per farsi ascoltare. Nel momento in cui a Berlino non c’è più la Merkel, che il ruolo della Commission­e è preda delle logiche intergover­native, il premier può costruire una posizione italiana per affiancare Macron in un’offensiva di rinnovamen­to dell’Ue. Tra l’altro è interessan­te che l’abbia fatto alla vigilia del viaggio in Usa, mostrando che il primum vivere non è solo l’alleanza con Biden ma un rafforzame­nto dell’Europa.

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