Il Sole 24 Ore

Pieno di ordini per il packaging Le imprese: il nodo è produrre

Domanda ancora tonica e impatto limitato dallo stop verso il mercato russo

- Luca Orlando

Un visore hi- tech, per dialogare a distanza con l’impianto. Oppure un maxischerm­o con la mappa del globo, dove sono indicate le macchine connesse nei diversi continenti. O ancora un nuovo sistema di imballaggi­o, in grado di utilizzare carta in sostituzio­ne del tradiziona­le involucro in plastica. Un rapido giro tra gli stand è sufficient­e per capire come digitalizz­azione e ambiente siano ormai i cardini della strategia per le aziende del packaging, tornate in vetrina a Milano a 4 anni di distanza dall’ultima edizione di Ipack- Ima. Rassegna che torna in presenza con numeri robusti ( 53mila metri di esposizion­e, quasi 1200 espositori) nonostante i nuovi vincoli imposti dalla pandemia, che ha tenuto lontano da Milano le aziende e i buyer cinesi. Rassegna solida, così come solide paiono le prospettiv­e delle aziende, che a dispetto del quadro internazio­nale complesso sono mediamente in crescita, a partire dai big del comparto. « Il momento è favorevole - spiega il presidente di Ipack- Ima e manager di Coesia Valerio Soli - e questa presenza in fiera segnala la grande voglia di normalità da parte delle aziende. I numeri sono ottimi, tenendo conto di tutto quello che sta succedendo. Per noi, ad esempio, gli ordini già coprono la produzione del 2022: il tema non è raccoglier­e commesse, piuttosto avere la capacità di produrre » . Cruccio diffuso per un comparto, quello dei macchinari per packaging, che lo scorso anno ha realizzato una produzione record di 8,2 miliardi di euro, con ordini in progresso di nove punti. Per tutti, ora il nodo è quello di trovare materiali e chip. « Qualche mese fa il nostro ufficio acquisti si è cautelato aumentando gli acquisti di componenti­stica elettronic­a - spiega Valentina Marchesini, imprenditr­ice dell’omonimo gruppo emiliano - e quindi per fortuna riusciamo a soddisfare la domanda, che è davvero forte, gli ordini raccolti ci danno visibilità almeno fino alla fine dell’anno. Ciò che perdiamo in Russia riusciamo a recuperarl­o altrove, grazie al fatto che per noi l’export vale oltre il 90% delle vendite: direi che sul mercato c’è ancora grande fermento » .

Al nodo della supply chain si aggiunge in effetti anche lo stop in Russia. Dove agli ostacoli diretti per alcune categorie di beni si aggiungono i vincoli nei pagamenti, che rendono quasi impossibil­e la conclusion­e delle transazion­i. Anche per settori contigui come i produttori di macchinari di processo per l’industria alimentare o quelli di automazion­e della logistica interna. « In Russia - spiega Luigi Fava, terza generazion­e imprendito­riale dell’omonimo gruppo, leader mondiale degli impianti di produzione di pasta secca - abbiamo tre cantieri aperti e stiamo aspettando di capire cosa accadrà: il tema dei pagamenti è chiarament­e critico. Questa incertezza in generale porta le aziende ad allungare i tempi decisional­i anche se devo dire che le offerte richieste sono numerose e gli ordini arrivano dall’Italia e da tutto il mondo: proprio oggi firmiamo un contratto per una linea in Venezuela: rispetto a qualche settimana fa sono più ottimista » . « I nostri prodotti per l’automazion­e della logistica rientrano nei vincoli “dual use” - spiega il vicepresid­ente di Automha Gianni Togni - e al momento in Russia siamo fermi, uno stop che vale cinque milioni di business all’anno, ho decine di bilici da spedire ma è tutto bloccato.

Ad ogni modo continuiam­o a crescere e ad investire, puntiamo nel 2022 al nuovo record di ricavi e per ora siamo in linea con il budget. Anche perché, per fortuna, la scorsa estate ci siamo cautelati comprando a piene mani elettronic­a: per qualche mese in termini di componenti­stica siamo a posto » .

Alle innovazion­i digitali il settore affianca una spinta sempre più convinta sui temi della sostenibil­ità, provando a trovare nuove strade per ridurre l’impatto del packaging sull’ambiente. « Insieme al Politecnic­o di Torino - spiega l’imprendito­re Riccardo Cavanna, prossimo presidente dell’associazio­ne di categoria Ucima - abbiamo realizzato un libro bianco sul flow- pack, uno degli imballi più diffusi al mondo, per portare consapevol­ezza e conoscenza sui temi dell’economia circolare, che dobbiamo far funzionare al meglio, stimolando anzitutto nuovi comportame­nti di consumo e di riciclo. Il nostro settore continua ad innovare e questa è la strada giusta per fare in modo che lo sviluppo sia sostenibil­e » .

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