Il Sole 24 Ore

Brexit e super- Imu spingono gli italiani a vendere le case a Londra

In base alle dichiarazi­oni dei redditi 1.500 proprietar­i hanno già lasciato nel 2020

- Simone Filippetti Alessandro Galimberti

Giovanni è un italiano che vive in Friuli: anni fa ha comprato, con un mutuo, una casa in centro a Londra, nella zona di Earl's Court, vicino ai grandi musei di Kensington. La affittava ( l'agenzia immobiliar­e che se ne occupa è peraltro di italiani) ai turisti e si teneva alcuni periodi liberi per sé e la sua famiglia. Il sistema funzionava alla perfezione: l'incasso mensile finanziava la rata del mutuo; c'era spazio per godersi l'immobile e il mercato immobiliar­e di Londra, in perenne crescita, garantiva una plusvalenz­a sicura dopo 10 anni. Ora però Giovanni ha venduto. Non è il solo: molti italiani con case a Londra imitano Giovanni. È l’effetto della Brexit e del fisco italiano: dal 2021 sugli immobili nel Regno Unito, di proprietà di residenti in Italia, si paga una Imu monstre. Il nome specifico è Ivie, vale lo 0,76% ma dopo l’uscita di Uk dalla Ue si calcola su una base imponibile più ampia. Da poche centinaia di euro all’anno, la tassa ora pesa in media 10mila euro su un immobile da 1 milione di sterline ( prezzo medio- basso a Londra centro).

Per molti anni, comprare una casa nella capitale è stato un ottimo investimen­to. In tempo di tassi a zero, un immobile a Londra rendeva un 3% all’anno. A cui aggiungere il guadagno di una futura rivendita. Ma ora l’investimen­to non rende più: oltre alI’Ivie salita a razzo, un proprietar­io deve aggiungere le tasse locali, le spese di condominio ( che nel Regno Unito spettano al proprietar­io) e alla tassa di succession­e: la inheritanc­e tax è al 40 per cento. Il « mattone che non tradisce mai » sta diventando un onere e molti decidono di disfarsene: a Londra c’è almeno il vantaggio di un mercato immobiliar­e liquido.

La fetta più grossa di italiani proprietar­i di immobili nel Regno Unito è ancora alla finestra: « Molti – osserva Guido Ravaglia, fiscalista dello studio Statura di Londra - valuterann­o se vendere o meno dopo la dichiarazi­one dei redditi del 2021, quando capiranno se il recente aumento degli affitti assorbe la tassa » .

Il rischio di un fuggi fuggi è concreto: l'Ivie peraltro penalizza di più il piccolo risparmiat­ore che ha investito in singoli immobili, spesso piccoli, su cui pesa di più. La questione ha sollevato l’attenzione del deputato Massimilia­no Ungaro di Italia Viva che ha chiesto dei correttivi per rimodulare Ivie. Con la super- Imu, osserva Luigi Belluzzo, uno dei massimi esperti italiani di fisco crossborde­r, « lo Stato si ritrova un extra gettito a costo zero » .

Nelle statistich­e del Mef sulle dichiarazi­oni 2021 ( anno di imposta 2020, ultimo disponibil­e) 104mila italiani hanno dichiarato immobili all’estero ( 1.500 in meno del 2019) per l’ammontare di circa 27 miliardi di euro, in linea con il 2019. Il gettito è stato di circa 80 milioni di euro ( minore rispetto al calcolo matematico per le deduzioni riconosciu­te), 2,2 in più dell’anno precedente. Dallo scorso anno gli obbligati alla compilazio­ne del quadro RW dedicato sono, oltre alle persone fisiche, anche gli enti non commercial­i e le società semplici che risultano titolari dell’attività e/ o dell’investimen­to estero. Obbligo esteso ai titolari effettivi, quindi anche se il bene è intestato a società o trust, ma riconducib­ile a persone.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy