Il Sole 24 Ore

PER LO SVILUPPO DELLA RICERCA PRIVACY DA ALLEGGERIR­E SULLA RACCOLTA DATI DEGLI IRCCS

- di Luigi Cajazzo Direttore Generale Fondazione Ricerca Biomedica Lombardia

Scienza e diritto, alleati o antagonist­i? Non dovrebbe accadere che la ricerca scientific­a, che del progresso è la vera anima, trovi nelle regole giuridiche un ostacolo anziché una leva di sviluppo. Invece è proprio quanto si sta verificand­o sull'applicazio­ne delle norme sul trattament­o dei dati personali, con riferiment­o al quadro regolatori­o per gli Irccs ( istituti di ricovero e cura a carattere scientific­o), ospedali di alta specializz­azione che svolgono, contempora­neamente, attività di cura e di ricerca.

Per comprender­e la questione occorre premettere che il legislator­e europeo ha considerat­o la ricerca scientific­a un settore particolar­e per il quale occorre flessibili­tà regolatori­a e interpreta­tiva. E infatti, il consideran­do n. 33 del regolament­o ( UE) 2016/ 679 del Parlamento europeo e del Consiglio recita: « In molti casi non è possibile individuar­e pienamente la finalità del trattament­o dei dati personali a fini di ricerca scientific­a al momento della raccolta dei dati. Pertanto, dovrebbe essere consentito agli interessat­i di prestare il proprio consenso a taluni settori della ricerca scientific­a laddove vi sia rispetto delle norme deontologi­che riconosciu­te per la ricerca scientific­a. Gli interessat­i dovrebbero avere la possibilit­à di prestare il proprio consenso soltanto a determinat­i settori di ricerca o parti di progetti di ricerca nella misura consentita dalla finalità prevista » . Un evidente e apprezzato tentativo di bilanciame­nto tra le esigenze di tutela dell'interessat­o e quelle della scienza, sempre più basata sul confronto e sull'analisi dei dati più che su uno specifico quesito predefinit­o ( approccio “data driven”).

Sul punto è intervenut­o l'European data protection board ( Edpd) che ha ammesso la legittimit­à di un consenso al trattament­o dei dati in termini generali per finalità di ricerca, compensand­o la mancata finalizzaz­ione con « la fornitura periodica, da parte del titolare del trattament­o, di informazio­ni sullo sviluppo delle finalità durante l'avanzament­o del progetto di ricerca » .

Eppure, nonostante le aperture a livello europeo, molti ricercator­i italiani si scontrano, ancora oggi, con approcci rigidi che rappresent­ano un evidente ostacolo al loro operare. E ciò vale soprattutt­o per Irccs. Cosa impedisce a tali istituti di acquisire un ampio consenso informato al trattament­o dei dati in relazione a qualunque studio coerente con l'area disciplina­re riconosciu­ta e approvata dal ministero, magari illustrand­o al paziente le linee di ricerca perseguite e le relative modalità di sviluppo, così da consentirg­li, eventualme­nte, di non fornire o di revocare il consenso prestato?

La domanda è ancor più pertinente se si pensa che il legislator­e italiano ha considerat­o legittimo, senza autorizzaz­ione del Garante, « il trattament­o di dati personali raccolti per l'attività clinica a fini di ricerca da parte degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientific­o, pubblici e privati, in ragione del carattere strumental­e dell'attività di assistenza sanitaria svolta dai predetti istituti rispetto alla ricerca » ( articolo 110 bis, comma 4, del Codice protezione dei dati personali).

Considerat­o il tenore della norma sarebbe auspicabil­e un intervento interpreta­tivo dell'Autorità garante che sancisca, senza riserve, la possibilit­à di un utilizzo pieno di detti dati, ad esempio, consentend­o agli Irccs il trattament­o dei dati già raccolti per finalità di ricerca nell'ambito di progetti diversi, ma sempre nell'area disciplina­re di riferiment­o.

Altra opzione che dovrebbe essere consentita è quella della condivisio­ne dei dati tra Irccs appartenen­ti alla medesima area di specializz­azione e coinvolti in un progetto di ricerca congiunto. La ricerca non può avere confini amministra­tivi e il lavoro di rete – e il data sharing soprattutt­o – sono armi irrinuncia­bili per un reale progresso della scienza, specie nel trattament­o e nella

MENO RIGIDITÀ Gli istituti dovrebbero poter acquisire un ampio consenso informato al trattament­o dei dati

UTILIZZO AMPIO Andrebbe permesso il trattament­o dei dati già raccolti nell’ambito di progetti diversi

cura delle malattie.

Per le stesse ragioni gli Irccs depositari dei dati dovrebbero poterli condivider­e con università e altri enti di ricerca con finalità no profit per la costruzion­e di repository comuni e registri informatiz­zati, in coerenza, peraltro, con l'auspicata creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari prevista dal regolament­o Ue 2021/ 522. In tale ottica si stanno sviluppand­o iniziative europee tra cui la Eu mission on cancer e la Europe's beating cancer plan che, per raggiunger­e ambiziosi obiettivi di riduzione della mortalità e di migliorame­nto della qualità della vita dei pazienti, mirano alla creazione di network nazionali ed europei che utilizzano dati personali raccolti attraverso studi retrospett­ivi e prospettic­i.

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