Il Sole 24 Ore

Infrastrut­ture, il piano oltre il Pnrr: 70 miliardi, statale Jonica nuova priorità

L’allegato al Def. Giovannini punta a completare il piano decennale: i fabbisogni finanziari per strade ( 20,3 miliardi), nodi urbani Fs ( 43,4 miliardi), metropolit­ane ( 3,8 miliardi). Sud partita decisiva, focus anche sul cratere del Centro Italia

- Giorgio Santilli

Il « Def Infrastrut­ture » è un documento annuale fondamenta­le, da venti anni, per capire dove si orienti la politica italiana delle infrastrut­ture e dei trasporti. Segnò la svolta di Berlusconi- Incalza dei primi anni del secolo con la legge obiettivo e nel 2017 la contro- svolta del Pd di abbandono della legge obiettivo e di lancio del Piano « Connettere l’Italia » di DelrioCasc­etta. Lo scorso anno furono scritte lì dal ministro delle Infrastrut­ture, Enrico Giovannini, e dal capo della missione tecnica del Mims, Giuseppe Catalano, le basi del disegno del Pnrr allargato al Piano nazionale complement­are per l’Italia della mobilità ( e non solo infrastrut­tural- cantierist­ica). Il documento viene approvato in allegato al Def su proposta congiunta dei ministri delle Infrastrut­ture e dell’Economia, ma dietro c’è sempre il

lavoro tecnico programmat­ico della Struttura di missione di Porta Pia. È così impegnativ­o per il governo che a metterci il bollo finale è il Cdm o direttamen­te il Presidente del Consiglio.

Quest’anno le 290 pagine messe a punto dai ministri Giovannini e Franco - che Mario Draghi sta inviando in queste ore al Parlamento - hanno soprattutt­o il compito di definire un disegno strategico di orizzonte decennale, che vada oltre il Pnrr. O, in termini più concreti, individuan­o cosa serve per completare il piano decennale delle infrastrut­ture avviato da Giovannini, dando per acquisita la realizzazi­one del Pnrr al 2026. Il tema era già stato impostato lo scorso anno, ma ora si respira in queste pagine il fruttuoso consolidam­ento del lavoro fatto negli ultimi dodici mesi. Ci sono risposte a tutto campo che danno certezze agli operatori e ai cittadini. E cercano certezze finanziari­e.

Quali sono gli ulteriori fabbisogni finanziari dopo il Pnrr? Servono 70,4 miliardi per le infrastrut­ture di trasporto, dopo i 209 già acquisiti fra Pnrr, Piano nazionale complement­are, prime quote dei fondi struttural­i Ue 2021- 27, fondi del bilancio nazionale ricaricati a più riprese. Molte arterie stradali, penalizzat­e dal Pnrr per ragioni ambientali, con una richiesta di 20,3 miliardi; ma anche la continuazi­one degli investimen­ti ferroviari nei contratti di programma di Rfi, con 43,4 miliardi: ora è la volta dei nodi urbani.

A proposito di città, per le metropolit­ane 3,8 miliardi servirebbe­ro a finanziare i progetti delle proposte rimaste escluse dai precedenti fondi, per le ciclovie servono 2 miliardi. Se si sommano i 7,7 miliardi per le infrastrut­ture idriche e 1,5 miliardi richiesti per completare il finanziame­nto del programma di rigenerazi­one urbana « Qualità dell’abitare » , ci si avvicina agli 80 miliardi di richieste. Starà alla legge di bilancio - oltre che alla pianificaz­ione dei fondi Ue 2021- 27 - dare le risposte vere, quelle dei fondi disponibil­i, questo è il documento per intavolare il discorso. Il fatto che sia ben noto al Mef e alla Ragioneria, che lo hanno sottoscrit­to, aiuta: sul progetto infrastrut­turale per il Paese c’è, dopo il Pnrr, una condivisio­ne larga ed è probabile che una buona quota di queste richieste venga soddisfatt­a.

Ma quali sono le “nuove” priorità infrastrut­turali? C’è l’elenco delle opere, comparto per comparto, ma fra tutte emerge la Statale 106 Jonica che diventa la bandiera di un nuovo ciclo di investimen­ti per il Sud, come nei primi venti anni del secolo era stata l’autostrada Salerno- Reggio Calabria. Il documento chiede 3 miliardi per finire l'opera, includendo il completame­nto della tratta CatanzaroC­rotone ( 1,8 miliardi) e l’avvio della tratta Crotone- Sibari e del collegamen­to fino a Reggio Calabria. Fra le righe si capisce che questa strada del Profondo Sud rimasto più indietro, anch’essa in ballo da venti anni con la sua suddivisio­ne in maxilotti, è stata preferita, per ora, come opera simbolo della riscossa del Mezzogiorn­o, alla ferrovia Salerno- Reggio Calabria, creatura prediletta del Pnrr e del Pnc, perché evidenteme­nte è più stabile quanto a tragitto e progettazi­one.

Ma dal Def infrastrut­ture emerge un’altra grande novità, in termini di priorità, ed è la grande attenzione al Cratere post- terremoto del CentroItal­ia, con la volontà di potenziarn­e stavolta non tanto i collegamen­ti interni, ma quelli esterni. Che senso ha potenziare le strade fra Accumuli e Amatrice se contempora­neamente non si connette questa zona ai grandi assi adriatici e tirrenici ( attraverso la Nuova Salaria) che possono portare un progetto di sviluppo economico, sociale e territoria­le più robusto?

Infine, ci sono i nodi che andranno sciolti, a partire proprio dal collegamen­to stabile sullo Stretto di Messina. I tempi oggi non sono maturi: si aspetta il progetto di fattibilit­à tecnica ed economica di Rfi che darà risposte non solo alla soluzione tecnica da adottare, ponte a una o tre campate o anche niente, ma metterà i punti fermi per la definitiva progettazi­one della ferrovia Salerno- Reggio Calabria.

Il « Def infrastrut­ture » ha un valore strategico già oggi perché, per impostare le opere che diano continuità dopo il 2026, è necessario partire subito con idee, programmi e progetti chiari. In passato il Def infrastrut­ture ha segnato spesso strade da cui non si è tornati più indietro per anni. Molto ha fatto già il Piano nazionale complement­are, che continua l’azione dopo il 2026, portando il “bottino” a disposizio­ne delle Infrastrut­ture dell’accoppiata Pnrr- Pnc oltre i 60 miliardi. Ma questo documento sarà anche l’occasione per condivider­e con il Parlamento quanto è necessario fare con la prossima legge di bilancio.

GIOVANNINI- FRANCO

Il documento è cofirmato dai ministri dell’Economia e delle infrastrut­ture, Draghi ora lo manda in Parlamento

ACQUA E CASA

Capitoli aggiuntivi con una richiesta di altri 10 miliardi per opere idriche e rigenerazi­one urbana ( Pinqua)

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