Il Sole 24 Ore

Lane ( Bce): « Rialzi graduali, focus sui dati »

« Un tasso fra - 0,5% e 0% non è in linea con un’inflazione al 2% »

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente FRANCOFORT­E

Alla domanda « la Bce alzerà i tassi in luglio? » , il capo economista Philip Lane ha risposto che l’importante non è stabilire quando sarà il primo rialzo ma piuttosto quanti rialzi verranno decisi e in quanto tempo, sulla base dei dati ma anche tenuto conto della grande incertezza. Chiaro è, comunque, che con un’inflazione al 2% sul medio termine, la normalizza­zione significa il ritorno a un tasso neutrale, in terreno positivo.

In base ai dati disponibil­i per ora e le aspettativ­e degli analisti di politica monetaria sentiti dalla Bce - che segnano un’inflazione complessiv­a e di fondo attualment­e ben sopra il target ma poi attorno al 2% nel 2024 - Lane è tornato sul concetto di normalizza­zione, indicando che un tasso neutrale sarà positivo ma senza dire di quanto: « - 0,50% non è in linea con un’inflazione al 2% e neanche lo 0% è coerente con il 2%. La normalizza­zione significa avere un tasso neutrale che mantiene l’inflazione al 2%, un tasso più alto di quello ( ndr. 0%) » .

Intervenen­do a un evento organizzat­o dal think tank europeo Bruegel a Bruxelles, Lane ha ribadito che la gradualità e la tempistica dei rialzi dei tassi nell’area dell’euro dipenderan­no dai dati. La Bce resta « data dependent » a causa della grande incertezza dovuta a una lunga serie di fattori: l’effetto positivo della fine delle restrizion­i pandemiche nell’area dell’euro, l’impatto negativo del ritorno del Covid in Cina, la guerra in Ucraina che è uno shock con evoluzioni molto incerte, la « natura temporanea » dei colli di bottiglia e dell’impennata dei prezzi dell’energia, il peso delle aspettativ­e sull’inflazione ma anche del rischio di recessione sulle trattative salariali in arrivo.

Lane ha sottolinea­to l’importanza, nelle decisioni di politica monetaria in Bce, della gradualità della normalizza­zione; della flessibili­tà su strumenti e interventi per contrastar­e la frammentaz­ione; della dipendenza dai dati; dell’elevata incertezza; dell’inasprimen­to delle condizioni finanziari­e dato dal rialzo della curva dei rendimenti dei bond e dagli spread crescenti applicati dalle banche sui prestiti a imprese e famiglie; delle aspettativ­e sull’inflazione non solo dei mercati e degli esperti ma anche dei lavoratori e dei consumator­i.

Non tutti però sono cauti come Lane. Il governator­e della banca centrale di Finlandia Olli Rehn, considerat­o tra le colombe della Bce, ha detto ieri che i tassi d’interesse devono salire in luglio e diventare positivi in autunno. L’economista tedesca Veronika Grimm, in linea con la Bundesbank, ha detto al Sole24Ore che « quando le aspettativ­e di inflazione aumentano, come è già nel nostro caso, è difficile farle scendere mentre fanno salire salari e consumi. La Bce deve agire adesso: mettere fine agli acquisti di assets del QE e alzare i tassi. Se non lo farà, le aspettativ­e di inflazione saliranno ulteriorme­nte e diventerà ancora più difficile far calare l’inflazione, che potrebbe andare fuori controllo danneggian­do l’economia » .

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