Il Sole 24 Ore

Contro la crisi energetica l’India spinge al massimo le centrali a carbone

Legge d’emergenza per aumentare la produzione e riaprire 100 miniere

- Marco Masciaga

Il governo indiano ha annunciato ieri che, per cercare di far fronte alla crisi energetica più grave degli ultimi sei anni, ricorrerà ancora più che in passato al carbone per generare elettricit­à.

Da una parte verranno riaperte più di 100 miniere considerat­e fino all’altro ieri non sostenibil­i sotto il profilo finanziari­o; dall’altra una serie di centrali elettriche alimentate con carbone di importazio­ne saranno obbligate per legge ad aumentare la produzione anche a discapito della propria redditivit­à.

L’operazione avrà ricadute percepibil­i sia sul mercato domestico che quello internazio­nale, dato che l’India è il secondo produttore, consumator­e e importator­e di carbone al mondo dopo la Cina.

Gli annunci di ieri giungono sullo sfondo di una situazione sempre più difficile sia per le imprese che per le famiglie indiane. I settori della produzione e della distribuzi­one di energia – da decenni in affanno nel tenere il passo della crescita economica e del migliorame­nto degli standard di vita di una popolazion­e di 1,4 miliardi di persone – si trovano da mesi alla prese con una ripresa più vigorosa del previsto dopo la bonaccia della pandemia.

Pur avendo rivisto al ribasso le sue stime alla luce del conflitto ucraino, il Fondo monetario internazio­nale prevede che quest’anno l’India sarà la più dinamica tra le grandi economie emergenti del pianeta con un incremento del Pil dell’ 8,2%, contro il 4,4% cinese e il 3,6% globale. A febbraio l’indice della produzione industrial­e di New Delhi è cresciuto dell’ 1,7% tendenzial­e, in aumento sia rispetto all’ 1,5% di gennaio, sia allo 0,7% di dicembre. Un cambio di passo netto se raffrontat­o al febbraio di un anno fa quando, complici i lockdown, si era registrata una frenata del 3,2% anno su anno.

L’aumento della domanda di energia innescato dalla ripresa è diventato ancora più difficile da gestire ad aprile quando, dopo il mese di marzo più caldo degli ultimi 122 anni, su una quindicina di Stati indiani si sono abbattute una serie di ondate di caldo precoci, intense e prolungate che hanno fatto schizzare verso l’alto i consumi elettrici legati agli impianti di condiziona­mento diffusi tra i ceti abbienti, ai più accessibil­iair accessibil­i air cooler e agli onnipresen­ti ventilator­i da soffitto.

Nella capitale New Delhi – dove i mesi più caldi dell’anno sono maggio e giugno, quando i black out energetici fanno parte della quotidiani­tà anche dei quartieri esclusivi – la temperatur­a massima media ad aprile è stata di 40,2° e la domanda di energia elettrica superiore del 42% rispetto a un anno fa.

Per far fronte al picco di consumi il governo ha annunciato il ricorso a un articolo emergenzia­le della legge che governa la produzione di elettricit­à e che obbligherà le centrali alimentate a carbone d’importazio­ne a operare fino al 31 ottobre al massimo della propria capacità: 17,6 gigawatt, equivalent­i all’ 8,6% di quanto l’India genera grazie al combustibi­le fossile. Fino a ieri, a causa degli elevati prezzi internazio­nali e di contratti domestici che impediscon­o di trasferire ai clienti gli aumenti, funzionava solo il 43% di questi impianti per circa 10 Gw.

Sul medio- lungo periodo la strategia di New Delhi passerà invece dall’aumento della produzione locale di carbone. Le 100 e più miniere destinate a venire riaperte contribuir­anno a un incremento stimato in 100 milioni di tonnellate in tre anni. Già oggi, secondo le stime dell’Internatio­nal Energy Agency, il carbone vale il 74% dell’energy mix indiano.

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AFP Sete d’energia. Carico di carbone su treno merci nelle miniere di Amrapali in India

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