Aiuti, Ue, armi: tensioni su Draghi Ma lo scostamento è fuori agenda
Il rincaro dei tassi vincola il Governo. Il premier non va alle Camere prima degli Usa
Per adesso la parola « scostamento » , che per settimane ha campeggiato nelle richieste, o meglio nei comizi di ( quasi) tutte le forze politiche, è scomparsa. Mario Draghi l’ha tacitata mettendo a disposizione altri 14 miliardi, che si sommano agli oltre 15,5 dei tre mesi precedenti, utilizzando l’ultimo spazio finanziario ricavato dal Def e aumentando la tassa sugli extra profitti che grava sulle aziende energetiche. La tensione nella maggioranza non sì è però affatto attenuata. Lo dimostra l’alta tensione di queste ore sulle armi all’Ucraina, soprattutto con M5s che chiede al premier di riferire in Aula prima della sua trasferta a Washington per l’incontro con Joe Biden. Una richiesta che nei giorni scorsi aveva rilanciato anche il leader della Lega Matteo Salvini, che in più di un’occasione ha preso le distanze dalla linea del presidente del Consiglio con i panni del « pacifista » . Da Palazzo Chigi nessuna risposta ufficiale. Ma chi lavora con il premier osserva che i tempi sono stretti e Draghi peraltro ha già un appuntamento con il Parlamento il 19 maggio.
L’obiettivo del Governo adesso è continuare a « sostenere le famiglie e le imprese » per allontanare il più possibile lo spettro di una recessione non solo « tecnica » ma sostanziale. Ma senza aumentare il deficit. Il premier non vuole allarmare i mercati finanziari nella consapevolezza - lui per primo - di non essere « lo scudo contro qualunque evento » ma bensì « umano » e dunque obbligato a misurarsi con « le cose che succedono » . Tra queste c’è anche la risalita costante e preoccupante dello spread, che in una sola settimana è passato da 184 a 200,4 punti base. Draghi ha provato a rassicurare, ricordando che « quando i tassi salgono, in genere aumentano anche gli spread » e che quello che dobbiamo osservare semmai, è se questo incremento è in linea con quello registrato « in altri paesi simili » al nostro perché altrimenti si tradurrebbe in un giudizio negativo dei mercati che invece finora non c’è stato. E il mancato ricorso ad altro deficit certamente ha contribuito a smussare le preoccupazioni degli investitori.
Ora però per il Governo i margini di manovra per finanziare futuri nuovi aiuti sono davvero strettissimi, per non dire inesistenti. Serve dunque qualcos’altro. Anche perché gran parte delle risorse del Decreto Aiuti sono finalizzate a interventi spot e cioè temporanei, a partire da quelle destinate a ridurre il caro bollette e il prezzo dei carburanti così come il bonus una tantum da 200 euro, che in gran parte non superano l’estate. « Noi abbiammo fatto di tutto e continueremo a farlo, ma non se ne esce solo con il bilancio nazionale: occorre il sostegno dell’Europa » , ha ripetuto il presidente del Consiglio anche con riferimento al tetto europeo al prezzo del gas ma non solo. Prima ancora del sostegno dell’Europa, Draghi però deve assiscurarsi di mantenere quello degli azionisti del suo Governo, i quali sono preoccupati soprattutto per gli esiti delle prossime scadenze elettorali. Non c’è solo il dissenso sull’Ucraina. Il braccio di ferro con Lega e Forza Italia sulla riforma del Catasto, che Salvini e Berlusconi rivendicano come un loro successo, così come l’estensione del bonus ai percettori del reddito di cittadinanza, voluto anzitutto dai Cinquestelle, confermano che la campagna elettorale è in pieno svolgimento. In ballo non ci sono certo solo i comuni per i quali si voterà il 12 giugno prossimo ma bensì il governo e il premier che succederà a Draghi a febbraio del 2023. È quella la posta in gioco e le forze politiche si stanno posizionando.