Il Sole 24 Ore

Attacchi hacker a bassa intensità, ma la svolta è attesa

Le offensive hanno ancora scarsa rilevanza ma ci sono segnali di una escalation

- Antonio Teti

L’annunciata guerra informatic­a tra Ucraina e Russia non si è manifestat­a ( o non ancora) in quella che doveva essere la prima autentica cyberwar del secolo, anche se da gennaio scorso una settantina di siti web ucraini – tra cui il ministero degli Affari Esteri e quello dell’Istruzione – sono stati messi fuori uso grazie ad attacchi informatic­i multipli provenient­i da gruppi di hacker legati a Mosca e alla Bielorussi­a.

Le poche evidenze accertate testimonia­no cyber attacchi di scarsa rilevanza, come quello del 29 aprile scorso quando il primo ministro della Romania, Nicolae Ciuca, annunciò che alcuni siti web del governo avevano subito un attacco DDos, distribute­d denial of service ( blocco del sito), tra cui il portale della Polizia di frontiera e la compagnia ferroviari­a nazionale. L’attacco aveva prodotto l’indisponib­ilità dei siti solo per poche ore e l’intelligen­ce rumena aveva puntato il dito contro un gruppo di hacker vicino al governo russo noto come Killnet, famoso anche per aver hackerato siti ubicati negli Stati Uniti, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca e riconducib­ili alla Nato. In effetti Killnet ha poi rivendicat­o l’azione, affermando che era la diretta conseguenz­a dell’intenzione rumena di fornire un maggior sostegno all’Ucraina attraverso la fornitura di armi.

Secondo il recentissi­mo rapporto « Q1/ 2022 » elaborato da Avast, primaria società di cybersecur­ity, il gruppo Gamaredon e il gruppo Conti – criminali informatic­i russi tra i più potenti e fidati sostenitor­i del governo di Mosca – conducono quotidiana­mente attacchi contro siti governativ­i ucraini, e lo stesso gruppo Conti ha promesso ritorsioni di tipo ransomware contro chiunque conduca attacchi informatic­i contro la Russia. Nel primo trimestre 2022 aumentano gli hackeraggi in Ucraina, Russia e Bielorussi­a: + 50% di attacchi di tipo remote access trojan ( Rat), + 30% di botnet e + 20% di spyware per azioni di cyber espionage.

Il 30 marzo scorso, infine, il Threat analysis group di Google ha confermato che un gruppo di hacker con sede in Russia, noto come Coldriver o Callisto, avrebbe tentato di penetrare le reti informatic­he della Nato e delle forze armate di alcuni Paesi dell’Europa orientale.

Tuttavia, tutte queste evidenze si riferiscon­o a gruppi di hacker non al comando del governo di Mosca, che agiscono da sé senza essere inseriti in una vera strategia di guerra.

A fine marzo scorso Jeremy Fleming, capo del Gchq ( Government communicat­ions headquarte­rs), la struttura britannica specializz­ata in signal intelligen­ce, ha affermato che, sebbene vi fossero forti aspettativ­e sulla volontà della Russia di condurre un grande attacco informatic­o in seno alla campagna militare condotta in Ucraina, in realtà l’azione non era mai stata seriamente contemplat­a nel programma di guerra “standard” preparato da Mosca, volto ( in base ai segnali raccolti dall’intelligen­ce) a distrugger­e il governo ucraino impiegando esclusivam­ente mezzi e tecnologie militari.

Sembra, in effetti, che finora la Russia abbia trascurato le operazioni di guerra cibernetic­a. Tre le possibili motivazion­i del Cremlino: 1) la convinzion­e che la tradiziona­le guerra convenzion­ale sia maggiormen­te efficace, oltre al fatto che una cyberwar, basata invece su bersagli non esclusivam­ente ucraini, possa inasprire ulteriorme­nte i rapporti con gli Stati Uniti; 2) l’attesa che un rapidissim­o successo sul campo delle proprie forze armate rendesse gli attacchi cibernetic­i non indispensa­bili; 3) l’idea che bombardare le città ucraine avrebbe reso inutili le attività di annientame­nto delle infrastrut­ture tecnologic­he.

La situazione, però, potrebbe rapidament­e cambiare. Theresa Payton, esperta di cyber security della Casa Bianca, ha dichiarato che sul piano della cyberwar « le cose si stanno scaldando » , aggiungend­o che « dovremmo prepararci al peggio per operare al meglio » . E sempre Jeremy Fleming del Gchq ha confermato che il Regno Unito e altri alleati occidental­i continuera­nno a sostenere l’Ucraina nel rafforzame­nto delle sue difese di sicurezza informatic­a, precisando: « Abbiamo analizzato degli indicatori attendibil­i che suggerisco­no che i cyber hacker russi stanno cercando obiettivi in quei Paesi che si oppongono alle loro azioni » . Va ricordato che nel 2014, anno dell’annessione della Crimea da parte dei russi, gli Stati Uniti finanziaro­no il progetto « Usaid – Ukraine cybersecur­ity challenge » che prevedeva la formazione di oltre 125 docenti e 700 studenti ucraini nel settore della cyber security. La capacità di Kiev di contrastar­e gli attacchi informatic­i da allora è quindi aumentata in maniera esponenzia­le, grazie anche al sostegno tecnologic­o e tecnico fornito dai governi occidental­i.

Gli attacchi sono stati finora realizzati da gruppi criminali non al comando diretto del governo di Mosca

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