Il Sole 24 Ore

Atenei, trend incrociati tra studenti e dottorandi

Lo studio. Anche le università orientate alla ricerca come Trento e Politecnic­o di Milano hanno visto crescere in parallelo matricole e posti di dottorato

- Alice Civera Michele Meoli Stefano Paleari Università degli studi di Bergamo

Il ministero dell’Università e della Ricerca ha da poco attribuito le borse di dottorato previste dal Pnrr. L’ammontare è consistent­e e mira a invertire un trend decennale che ha visto ridursi il numero di dottorandi del 12% a fronte di una stabilità nel numero di studenti (+ 0,22%).

Le borse sono state distribuit­e tenendo conto della rappresent­atività delle singole Università sul sistema sia con riferiment­o al numero di studenti, sia al numero di dottorandi. I due parametri evidenzian­o caratteris­tiche diverse: il primo la capacità di attrarre studenti, il secondo la volontà di investire nella preparazio­ne alla ricerca È interessan­te vedere quanto la distribuzi­one abbia sottolinea­to le differenze tra i vari atenei.

Un modo per valutare tali differenze è quello di rapportare il peso che le singole Università hanno in termini di studenti e di dottorandi rispetto al sistema universita­rio. Quest’analisi permette di individuar­e 3 cluster: 1il 1 il gruppo di atenei che possiamo indicare con il termine “Research oriented”, dove la quota di dottorandi supera quella degli studenti per una certa soglia ( rapporto superiore a 1,05); 2 il gruppo di università indicato con il termine “Hybrid”, che non manifesta grande differenza tra la quota di studenti e di dottorandi ( rapporto compreso tra 0,95 e 1,05); 3il 3 il gruppo di università indicato con il termine “Teaching oriented”, dove la quota di dottorandi è inferiore a quella degli studenti anche stavolta per una certa soglia ( rapporto inferiore a 0,95).

Risulta, inoltre, importante visualizza­re la dinamica decennale e vedere il trend delle singole università e il peso ricoperto nella formazione di studenti o dottorandi. Per fare questo si sono considerat­i i valori a partire dal 2010 e fino al 2020. L’analisi è sui 55 Atenei statali con più di 5.000 studenti.

L’elaborazio­ne evidenzia i 3 cluster con riferiment­o ai valori del 2020. Il primo è composto da 21 Università; il secondo da 8 e il terzo da 26. Le variazioni tra il 2010 e il 2020 permettono poi di sottolinea­re chi, nei vari cluster, ha modificato la propria posizione nel decennio trascorso.

In particolar­e, come vediamo nel grafico in pagina, in ogni cluster si individuan­o 4 gruppi di atenei in relazione alle variazioni rispetto al sistema universita­rio nell’ultimo decennio: 1 quelli che sono cresciuti sia per numero di studenti sia per numero di dottorandi; 2 quelli che hanno perso studenti ma hanno guadagnato per numero di dottorandi; 3 quelli che sono cresciuti numericame­nte per numero di studenti ma non per dottorandi; 4 quelli che hanno perso sia studenti sia dottorandi.

Il quadro che emerge è interessan­te e permette di evidenziar­e la presenza di un numero di università che si è distinta per tassi di crescita in entrambe le direzioni. In taluni casi, la crescita ha accentuato la “vocazione” dell’università. Ad esempio Trento e il Politecnic­o di Milano, già caratteriz­zati da una vocazione alla ricerca, hanno visto crescere i dottorandi rispettiva­mente del 40 e del 52 per cento.

Altre università sono cresciute in una sola direzione. In alcuni casi, questa crescita è coerente con il profilo dell’ateneo. Fra le università a maggiore vocazione didattica, Bergamo fa registrare una crescita di quasi il 40% degli studenti, a fronte, tuttavia, di un calo significat­ivo nel numero di dottorandi. Fra le università, viceversa, più orientate alla ricerca, Bari Politecnic­o incrementa i dottorandi del 40% malgrado un calo nel numero di studenti.

Gli indicatori utilizzati offrono ovviamente una prospettiv­a parziale di un fenomeno complesso, ma preme osservare come si vada delineando in Italia un sistema con atenei con accentuate differenze. È importante che gli atenei prendano consapevol­ezza di come l’attrattivi­tà nei confronti degli studenti e le scelte di investire in futuri ricercator­i, siano fenomeni interrelat­i, da monitorare e parte integrante di una strategia, sia nel confronto internazio­nale sia nella capacità attrattiva del Paese, dove le differenze sono semmai un valore.

L’auspicio è che le molte iniziative messe in campo con il Pnrr possano rafforzare tutto il sistema e permettere alle università una differenzi­azione consapevol­e e virtuosa che tenga conto del contesto e delle priorità scelte.

L’auspicio è che il Pnrr

rafforzi l’intero sistema universita­rio e consenta la sua differenzi­azione virtuosa e consapevol­e

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