Il Sole 24 Ore

Nato: aperta la succession­e L’Italia è in prima linea

Il posto di segretario generale dovrebbe andare a un Paese del Sud

- Carlo Marroni

Manca ancora un anno, ma le pedine sono già in movimento per una poltrona che torna ad essere di grande importanza visti i venti di guerra che soffiano in Europa. Il Segretario generale della Nato, il norvegese ed ex primo ministro Jens Stoltenber­g, che avrebbe dovuto lasciare nei prossimi mesi per tornare ad Oslo dove è stato già nominato governator­e della banca centrale, è stato prorogato fino al 30 settembre 2023 per l’invasione russa dell’Ucraina.

La decisione sarà presa nei primi mesi del 2023, ma le condizioni si creeranno sin da subito, a partire da come si muoveranno i paesi nel conflitto in Ucraina e per le politiche di incremento della spesa per la difesa. Una regola non scritta dice che a un segretario generale del nord Europa ne dovrebbe seguire uno del sud. Figuriamoc­i quando i nordici sono stati due, visto che il precedente è stato il danese Anders Fogh Rasmussen, anche lui ex primo ministro. Quindi sarebbe il turno o dell’Italia o della Spagna: Madrid tuttavia è tagliata fuori visto che una posizione di rilievo già la ricopre con Josep Borrell, alto rappresent­ante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza. In realtà anche il Portogallo è escluso, avendo il segretario generale Onu, António Guterres. Quindi l’Italia. Mario Draghi è certamente tra i nomi più forti, e molto apprezzato sia nelle cancelleri­e che nelle alte burocrazie militari, specie dopo le sue schiette di

‘ Tra i nomi più forti

il premier Draghi, Letta, Gentiloni, Renzi Ma emerge l’ipotesi di uno Stato dell’Est

chiarazion­i sulla spesa militare e la necessità di un vero coordiname­nto. All’epoca della nomina il suo governo, salvo imprevisti, sarà agli sgoccioli prima del voto, i cui esiti tuttavia potrebbero rimetterlo in gioco. Si vedrà. Accanto a Draghi i nomi che emergono o sono già da tempo stati fatti sono quelli di ex premier: Enrico Letta, Paolo Gentiloni e Matteo Renzi, ciascuno con una propria agenda destinata comunque ad evolvere. L’Italia inoltre può vantare una sorta di diritto di rotazione: ha avuto nella storia un solo segretario generale, Manlio Brosio ( 1964- 1971), e due ad interim, tra cui l’ambasciato­re Alessandro Minuto Rizzo. Insomma, le carte da giocare ci sono, ma le variabili in campo sono diverse. La prima è la spinta forte della politica a portare una donna nella massima poltrona Nato. Molti i nomi possibili, tra cui quello della belga Sophie Wilmès, già premier e ministro degli esteri, che tuttavia di recente si è dimessa per motivi personali legati alla malattia del marito. L’altra variabile che sta emergendo è quella di eleggere un politico dell’Est Europa, certamente un segnale molto forte verso Mosca. Escludendo l’Ungheria – il premier Viktor Orban è il miglior amico di Vladimir Putin nel sistema delle alleanze occidental­i – e forse anche la Bulgaria ( ha già il direttore generale del Fondo monetario internazio­nale, Kristalina Georgieva), il candidato, o la candidata, potrebbero arrivare dalla Polonia, dai paesi baltici e soprattutt­o dalla Romania. Una figura forte da Bucarest potrebbe essere il presidente Klaus Werner Iohannis, il cui mandato tuttavia scade nel 2024.

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