Il Sole 24 Ore

In Europa le importazio­ni di petrolio e gas dagli Usa corrono già a livelli record

Arrivi di Gnl quadruplic­ati in un anno, acquisti di greggio ai massimi

- Sissi Bellomo

Per le forniture di energia l’Europa è ancora lontana dal tagliare il cordone ombelicale con la Russia. Ma gli acquisti di petrolio e gas dagli Stati Uniti stanno già correndo a livelli record, mai raggiunti da quando Washington – a metà dello scorso decennio – è tornata ad esportare idrocarbur­i.

Le importazio­ni di Gnl a stelle e strisce in particolar­e sono letteralme­nte esplose: il Vecchio continente ( incluse Gran Bretagna e Turchia) ne ha ricevute 16,1 milioni di tonnellate nel primo trimestre, che in forma rigassific­ata equivalgon­o a 22,1 miliardi di metri cubi: consegne quasi quadruplic­ate rispetto a un anno fa e che si confrontan­o con i 22,2 milioni di tonnellate dell’intero 2021, quando avevamo attirato solo il 32% dei carichi di Gnl Usa. Oggi siamo di gran lunga la prima destinazio­ne, con una quota del 71% tra gennaio e marzo.

Da aprile la tendenza si è accentuata, con acquisti che hanno addirittur­a accelerato il passo. Il mese scorso S& P Global ha contato ben 104 metaniere in arrivo da ogni parte del mondo nei rigassific­atori europei, un incremento di oltre il 20% da marzo. Solo dagli Usa, stima Refinitiv, Ue e Gran Bretagna ad aprile hanno ricevuto 4,5 milioni di tonnellate di Gnl.

Anche il petrolio « made in Usa » intanto guadagna quote di mercato in Europa. Bloomberg stima che dai maggiori terminal del Texas e della Louisiana ci siano stati spediti 48,8 milioni di barili di greggio ad aprile: in media 1,6 mbg, un record da quando Washington nel 2015 ha rimosso il divieto di esportazio­ne.

Le nostre importazio­ni di greggio dalla Russia – mentre si negozia con fatica un accordo sull’embargo – si sono intanto ridotte, ma di non più di un milione di barili al giorno. I produttori Usa sono stati pronti a cogliere l’opportunit­à, impiegando per potenziare l’export anche le superpetro­liere Vlcc ( da 2 milioni di barili) un tempo riservate alle rotte più lunghe verso l’Asia. Secondo indiscrezi­oni di stampa, in Europa arriva greggio anche dalle riserve strategich­e Usa: un paradosso visto che la Casa Bianca aveva decretato il maxi programma di vendita per raffreddar­e i prezzi alla pompa a vantaggio dei cittadini americani.

Il greggio « made in Usa » peraltro non prende solo la direzione dell’Europa: l’export complessiv­o ha toccato punte settimanal­i superiori a 4 mbg ad aprile ( dati Eia). Nel primo trimestre la media era di 3,3 mbg secondo il Census Bureau, le cui statistich­e evidenzian­o come il boom di esportazio­ni energetich­e – unito ai prezzi record – stia fornendo ossigeno alla bilancia commercial­e Usa, in perenne e pesante deficit: petrolio e carburanti hanno generato entrate per 56,7 miliardi di dollari nel primo trimestre ( di cui 22,9 miliardi a marzo), quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’export di gas ha invece fruttato 21 miliardi, circa un terzo in più che nel 2021.

‘ Nel primo trimestre

Washington ha ricavato 71,7 miliardi di dollari grazie dall’export di idrocarbur­i

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