Armi, Salvini alza i toni Pranzo teso fra Letta e Conte
Draghi sotto tiro. Il leader leghista incalza: « Nuovi armamenti allontanerebbero la pace » Crisi ucraina e termovalorizzatore per Roma al centro dello scontro tra Pd e M5S
Il faccia a faccia a Washington tra Joe Biden e Mario Draghi alimenta ulteriormente le tensioni già forti nella maggioranza sulle mosse da fare dopo il rientro del premier dalla trasferta negli Stati Uniti. La conferma è da un parte il pranzo andato di traverso ieri tanto a Enrico Letta quanto a Giuseppe Conte proprio sulla linea da tenere nei confronti della Russia, nonostante pubblicamente si continui a ripetere che si andrà avanti nel tentativo di mantenere l’alleanza a partire dalle imminenti comunali. Dall’altra le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini, che fotografano la distanza sempre più ampia tra il leader della Lega e il premier sul sostegno alla resistenza ucraina. « Inviare nuove armi allontanerebbe la pace, e non mi sembra opportuno » , scandisce. E aggiunge: « Se verranno richieste più armi io dovrei riunire la Lega per decidere » . I partiti del vecchio asse giallo- verde, insomma, attendono Draghi al varco: il tam tam perché il 19 il previsto question time del premier si trasformi in una informativa vera e propria, e quindi in un dibattito seguito da un voto, è già partito.
Proprio la richiesta perentoria del M5s a Draghi di riferire in Aula, richiesta partita ben prima del viaggio in Usa del premier, è stato uno dei motivi di scontro tra Conte e Letta durante il lungo pranzo di ieri: due ore di contrapposizione, dalla politica internazionale al termovalorizzatore deciso dal sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri e contro cui l’ex sindaca Virginia Raggi ha già annunciato un ricorso, che di fatto congelano il progetto del campo largo lettiano. Per il segretario del Pd il voto di marzo del Parlamento, con anche il sì del M5s, autorizza il governo a mandare armi per la difesa dell’Ucraina secondo l’articolo 51 della Carta dell’Onu fino a fine anno: come a dire che un altro voto non è necessario ed è scelta del premier la modalità con cui riferire in Aula. Che è esattamente la linea di Palazzo Chigi. Mentre Conte ha ribadito al suo “alleato” di essere rimasto sorpreso che sia stato il solo a chiedere un confronto democratico: « Dovrebbe considerarsi del tutto scontato a distanza di due mesi dall’inizio della guerra » . Il messaggio recapitato da Conte a Letta è che le posizioni politiche su cui ultimamente si è registrata una divergenza con Draghi ( e quindi anche con il Pd) sono questioni di primaria importanza per il movimento perché corrispondono a valori identitari. « Non c’è alcuna possibilità che il M5s, ad esempio sulla guerra, sulla transizione ecologica, sul salario minimo, possa rivedere le sue posizioni » . Da parte sua Letta non ci sta ad essere dipinto come il leader ” con l’elmetto” e rivendica la linearità della sua posizione: sostegno alla resistenza ucraina e contemporaneamente iniziativa europea per una soluzione diplomatica del conflitto. In quest’ottica rientra la proposta di una missione dei Paesi europei più grandi ( Germania, Francia, Italia, Spagna, Polonia) prima a Kiev e poi a Mosca. Così come la proposta di una Confederezione della Ue ( poi ripresa dal presidente francese Emmanuel Macron, che la chiama Comunità politica) per inglobare politicamente Ucraina e altri Paesi dell’Est prima che siano maturi i tempi per un’adesione formale.
Al di là delle strategie, quello che di fatto il presidente del M5s prospetta all’alleato è una politica delle « mani libere » . Nei confronti dell’alleanza, certo, ma anche nei confronti del governo. O almeno questo è il timore dei dem. Sull’altro fronte anche Salvini scalda i motori. Il leader della Lega sabato lancerà la sua campagna elettorale e ha bisogno di riconquistare un’autonomia di manovra per evitare ulteriori perdite di voti nei confronti di Fratelli d’Italia. La strategia dei distinguo, però, tanto di Conte quanto di Salvini, finora non ha pagato. Almeno guardando i sondaggi dei maggiori istituti, che continuano a dare M5s e Lega in discesa. Anche per questo resta cauta Forza Italia: nonostante Silvio Berlusconi abbia fatto capire di non voler « isolare la Russia » , ieri la fedelissima capogruppo al Senato Anna Maria Bernini ha sottolineato che « non possono esserci subordinate agli aiuti da inviare all’Ucraina per difendersi dall’aggressione russa » , ma gli Stati Uniti devono farsi carico del sostegno all’Europa e in particolare a quei Paesi come l’Italia che stanno pagando un prezzo elevato per le sanzioni contro Mosca.
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M5S e Lega attendono il rientro dagli Usa: « Il question time del 19 sia una informativa con voto »