Come la guerra ha trasformato la maggioranza in opposizione
All’inizio era una maggioranza di unità nazionale ma prima il Covid e poi la guerra in Ucraina la stanno trasformando in un’opposizione di unità nazionale. Ai tempi della pandemia era solo Salvini a scartare sul Governo, sulle misure restrittive, ma adesso il conflitto scatenato da Putin ha spinto ai confini della maggioranza pure Conte. Nel senso che il presidente dei 5 Stelle mette l’altolà a Draghi su un nuovo invio di armi e lo stesso fa il capo leghista che ieri lo ha ripetuto: « Sono contrario » . Considerato che anche Leu è più sulla linea dei grillini che di Letta, la maggioranza è ormai fatta solo dal Pd. Tra l’altro su un punto dirimente quale è la guerra, non un fatto secondario. Se poi si aggiunge l’ordinaria guerriglia parlamentare, per esempio sulla delega fiscale o sull’ex Ilva, il quadro è completo.
Niente che non si possa spiegare con la tattica dei partiti, con il fatto – cioè – che Salvini deve recuperare terreno sulla Meloni e i 5 Stelle su loro stessi ma questo inesorabile scollamento alla fine non si sa dove porterà. Forse non a una crisi di Governo anticipata, prima della legge di bilancio dell’autunno. La ragione è che Conte non può permettersela se non a rischio di una scissione e neppure Salvini che non è pronto per un Papeete2. Dunque l’effetto è la semiparalisi dell’Esecutivo, che sulle riforme procede a rilento mentre sulla politica estera resta in attesa degli eventi nonostante le parole di Draghi a Biden - « ogni canale per il negoziato » - vadano incontro a Lega e grillini. L’altra domanda, poi, è se davvero faccia bene ai partiti di maggioranza affollarsi all’opposizione laddove c’è già la Meloni che è più credibile. In effetti secondo i sondaggi, ogni settimana guadagna un po’ di consenso pur non essendo tra i “pacifisti” come Salvini e
Conte. Segno che forse pesa non tanto la linea del premier sull’Ucraina ma la preoccupazione sull’economia. In questo senso Letta ha uno spazio speculare a quello della Meloni. Tiene la linea sulla guerra ma ha bisogno ora di rafforzare il fronte sociale.
Ieri, a proposito del fatto che è il più leale sostenitore di Draghi, ha incontrato l’ex premier del Movimento e la sintesi è stata che le divergenze restano ma l’alleanza continua. Sembra una contraddizione ma in questo momento il rapporto tra i due vive proprio di questo. Conte non può strappare con il Pd se non a prezzo del caos interno e Letta ha interesse a tenere i 5 Stelle dentro questa contraddizione sapendo che prima o poi dovranno scegliere visto che il rapporto di subalternità si è rovesciato a suo favore. E l’attuale legge elettorale lo aiuta.