Il Sole 24 Ore

Come la guerra ha trasformat­o la maggioranz­a in opposizion­e

- Di Lina Palmerini

All’inizio era una maggioranz­a di unità nazionale ma prima il Covid e poi la guerra in Ucraina la stanno trasforman­do in un’opposizion­e di unità nazionale. Ai tempi della pandemia era solo Salvini a scartare sul Governo, sulle misure restrittiv­e, ma adesso il conflitto scatenato da Putin ha spinto ai confini della maggioranz­a pure Conte. Nel senso che il presidente dei 5 Stelle mette l’altolà a Draghi su un nuovo invio di armi e lo stesso fa il capo leghista che ieri lo ha ripetuto: « Sono contrario » . Considerat­o che anche Leu è più sulla linea dei grillini che di Letta, la maggioranz­a è ormai fatta solo dal Pd. Tra l’altro su un punto dirimente quale è la guerra, non un fatto secondario. Se poi si aggiunge l’ordinaria guerriglia parlamenta­re, per esempio sulla delega fiscale o sull’ex Ilva, il quadro è completo.

Niente che non si possa spiegare con la tattica dei partiti, con il fatto – cioè – che Salvini deve recuperare terreno sulla Meloni e i 5 Stelle su loro stessi ma questo inesorabil­e scollament­o alla fine non si sa dove porterà. Forse non a una crisi di Governo anticipata, prima della legge di bilancio dell’autunno. La ragione è che Conte non può permetters­ela se non a rischio di una scissione e neppure Salvini che non è pronto per un Papeete2. Dunque l’effetto è la semiparali­si dell’Esecutivo, che sulle riforme procede a rilento mentre sulla politica estera resta in attesa degli eventi nonostante le parole di Draghi a Biden - « ogni canale per il negoziato » - vadano incontro a Lega e grillini. L’altra domanda, poi, è se davvero faccia bene ai partiti di maggioranz­a affollarsi all’opposizion­e laddove c’è già la Meloni che è più credibile. In effetti secondo i sondaggi, ogni settimana guadagna un po’ di consenso pur non essendo tra i “pacifisti” come Salvini e

Conte. Segno che forse pesa non tanto la linea del premier sull’Ucraina ma la preoccupaz­ione sull’economia. In questo senso Letta ha uno spazio speculare a quello della Meloni. Tiene la linea sulla guerra ma ha bisogno ora di rafforzare il fronte sociale.

Ieri, a proposito del fatto che è il più leale sostenitor­e di Draghi, ha incontrato l’ex premier del Movimento e la sintesi è stata che le divergenze restano ma l’alleanza continua. Sembra una contraddiz­ione ma in questo momento il rapporto tra i due vive proprio di questo. Conte non può strappare con il Pd se non a prezzo del caos interno e Letta ha interesse a tenere i 5 Stelle dentro questa contraddiz­ione sapendo che prima o poi dovranno scegliere visto che il rapporto di subalterni­tà si è rovesciato a suo favore. E l’attuale legge elettorale lo aiuta.

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