Sri Lanka in stato d’emergenza: otto morti negli scontri di piazza
Precipita con le dimissioni del premier la crisi innescata da carenza di cibo e carovita
Un giorno dopo gli scontri di piazza che hanno portato alle dimissioni del proprio fratello e primo ministro, il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa ha instaurato lo stato d’emergenza nel Paese, dando a forze armate e polizia il diritto di detenere e interrogare chiunque e di sparare a chi minacci la vita altrui o danneggi proprietà pubbliche. Negli incidenti di lunedì hanno perso la vita otto persone, tra cui un parlamentare della maggioranza di governo ucciso a colpi di pistola davanti alla propria abitazione. I feriti sono stati circa 200.
La crisi politica in corso da settimane ha subìto una brusca accelerazione lunedì, quando a Colombo una folla di sostenitori del governo riuniti per un comizio davanti alla residenza ufficiale del primo ministro si sono diretti verso una piazza occupata da settimane dai manifestanti dell’opposizione e li hanno attaccati. Nelle rappresaglie scattate subito dopo diverse abitazioni e uffici riconducibili ai membri del governo dimissionario e della maggioranza parlamentare che lo sosteneva sono state date alle fiamme.
Confuse le notizie sulla sorte del primo ministro dimissionario Mahinda Rajapaksa, a sua volta presidente dal 2005 al 2015 quando il fratello oggi a capo dello Stato guidava l’offensiva militare contro le Tigri Tamil. Dopo essere sfuggito nella notte all’assedio della sua abitazione, si sarebbe rifugiato in una base navale di Trincomalee nel nord est dell’isola, ma anche qui, secondo i media locali, si troverebbe circondato da chi vuole impedirne la fuga.
Certo è che, secondo gli analisti di Citigroup e Bnp Paribas, le imminenti trattative con il Fondo monetario internazionale per un piano di salvataggio sono destinate a farsi più complicate. Lo Sri Lanka è alle prese da mesi con la crisi economica più grave della sua storia. I danni devastanti arrecati all’industria turistica dalla pandemia, l’aumento dei prezzi delle materie prime e i tagli alle tasse decisi dal governo populista dei fratelli Rajapaksa hanno messo in ginocchio il Paese, le cui riserve di valuta estera sono ormai ridotte a circa 50 milioni di dollari. Il governo ha sospeso i pagamenti su 7 miliardi di dollari di debiti con l’estero e ad aprile il tasso d’inflazione ha sfiorato il 30 per cento. Il Paese si regge da mesi grazie a 3,5 miliardi di dollari d’aiuti dall’India, che da anni compete con la Cina per avere influenza su Colombo.
Prima degli incendi appiccati nella notte tra lunedì e martedì, le conseguenze più visibili della crisi erano le lunghe file per acquistare beni di prima necessità: le importazioni di cibo, carburante e gas per cucinare sono crollate e negli ospedali i medici denunciano la mancanza di molti farmaci tra cui diversi salvavita.
Uno degli effetti immediati del coprifuoco è stato il ridimensionamento, almeno per il momento, del numero di manifestanti – dalle migliaia dei giorni scorsi alle poche centinaia di ieri – che chiedono le dimissioni del presidente.