Il Sole 24 Ore

Una regione in netto vantaggio su digitale ed ecososteni­bilità

- Banca Ifis

Il 30% in più di fatturato investito in sostenibil­ità rispetto al dato nazionale ( 2,9% contro 2,2% delle Pmi italiane), una media di 3,3 interventi green per impresa ( 3,1 in Italia) e la previsione che entro il 2024 oltre la metà ( 51%) delle aziende avrà effettuato un investimen­to all’insegna dell’ambiente, contro l’attuale 31%, mantenendo­si sempre su valori superiori alla media. È sulla sostenibil­ità ambientale che le imprese dell'Emilia- Romagna stanno staccando il resto del Paese, racconta la ricerca realizzata da Banca Ifis per la seconda tappa degli Innovation days del Sole- 24 Ore che ieri ha toccato Reggio Emilia. Ed è l’attenzione ai rapporti di filiera, quindi al coinvolgim­ento e alla contaminaz­ione nei processi di innovazion­e ambientale e digitale della rete di fornitori, il tratto distintivo della regione.

I numeri dell’indagine mostrano come la via Emilia sia in posizione di vantaggio rispetto al Paese anche sul tema della digitalizz­azione, ma con un trend in progressiv­o allineamen­to nei prossimi anni tra le imprese regionali e quelle nazionali: in Emilia- Romagna si calcola che oggi ogni azienda utilizzi in media 3,2 tecnologie 4.0 ( su 11 monitorate dallo studio) contro le 2,9 in Italia, con un indice di innovazion­e delle Pmi di 33 ( su una scala 0- 100) contro i 30 punti di media nazionale ( il livello più alto di tecnologie digitali si trova nella Motor Valley). Da qui al 2024 la quota di aziende che ricorrerà a nuove soluzioni digitali si fermerà poco sotto al 50% sia a livello nazionale ( 48%) che regionale ( 47%), La sicurezza dei dati è il primo fattore di investimen­to, a cui seguono le tecnologie dedicate alla condivisio­ne e gestione delle informazio­ni ( Cloud, CRM e Supply Chain Management, cybersecur­ity). ( vedere grafico in basso)

E non è sui 2 miliardi di fondi in arrivo in regione con il Pnrr che puntano le Pmi emiliano- romagnole per innescare la rivoluzion­e green e digitale: solo un’impresa su cinque ( 21%) prevede impatti significat­ivi sul proprio business grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, meno di una su quattro ( 23%) stima vantaggi concreti per il settore. E solo il 14% del campione regionale pensa di accedere alle risorse previste dal Pnrr. Per finanziare i progetti di transizion­e digitale e sostenibil­ità, le imprese della via Emilia ricorrono infatti perlopiù ad autofinanz­iamento ( 42% delle fonti), credito bancario ( 22% delle provviste), leasing ( 13%) e incentivi pubblici ( 10%).

A influenzar­e i dati, raccolti da Banca Ifis con la collaboraz­ione Marketwatc­h Pmi, nonché il clima di fiducia è sicurament­e il contesto geopolitic­o sempre più complicato, con la guerra in Ucraina che ha esasperato problemati­che di bollette impazzite, di rincari e razionamen­ti di materie prime e logistica già emersi durante la pandemia, tali da spostare l’attenzione delle imprese dalla sostenibil­ità ambientale a quella dei costi e della competitiv­ità produttiva. « L’Emilia- Romagna è una delle regioni più virtuose del nostro tessuto nazionale con 273mila imprese che producono ogni anno 311 miliardi di ricavi ( l’ 8% del totale nazionale) e si alimentano dello spirito collaborat­ivo di filiera. Un valore distintivo che ha permesso a questo territorio di creare distretti, le Valley, d’eccezione: dai motori e il food al packaging – sottolinea Andrea Berna, responsabi­le commercial­e Italia Banca Ifis -. Nonostante il contesto difficile, queste imprese stanno continuand­o a investire nel digitale sia per aumentare la produttivi­tà sia per accelerare la transizion­e ecologica » .

Dopo un 2021 record per crescita dell'economia ( Pil + 7,3%) e dell’export (+ 11,5% sul 2019 oltre quota 72 miliardi di euro, di cui quasi il 40% legato a meccanica e mezzi di trasporto) anche l’Emilia- Romagna sta però rivedendo al ribasso le previsioni per questo 2022: si stima di chiudere l’anno con un + 2,4% del valore aggiunto ( fonte Unioncamer­e regionale e Prometeia) mentre a inizio anno si contava di superare il 4%. Il sentiment raccolto tra le Pmi a fine marzo dall’indagine di Banca Ifis conferma il peggiorame­nto dello scenario anche per la ricca manifattur­a emiliana: il 59% delle imprese tra Piacenza e Rimini teme un impatto diretto della crisi geopolitic­a sul proprio business ( meno comunque del 63% di media nazionale), il 78% teme ulteriori rincari energetici e il 66% un rialzo delle materie prime. A seguire ci sono le preoccupaz­ioni legate a trasporti e logistica, contrazion­e della domanda e carenza di materie prime e semilavora­ti.

Berna: « Qui ci sono 273mila imprese che producono all’anno 311 miliardi di ricavi: l’ 8% del totale in Italia »

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