Il Sole 24 Ore

Armi a Kiev, terzo decreto del governo Lista segreta, scontro sui mezzi pesanti

Testo in Gazzetta ma ancora tensioni tra i partiti. Lunedì Guerini riferirà al Copasir

- Marco Ludovico

Il terzo decreto di forniture militari all’Ucraina decolla. Il provvedime­nto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, firmato dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, insieme ai titolari di Economia ed Esteri, Daniele Franco e Luigi Di Maio. La lista dei materiali in partenza per Kiev, voce per voce, è in dirittura d’arrivo. Segreta come le precedenti, sarà illustrata lunedì da Guerini al Copasir ( comitato parlamenta­re per la sicurezza della Repubblica). Al comitato le riunioni sono altrettant­o segrete per legge.

Un punto politico decisivo divide tuttora la maggioranz­a. È l’invio di armi considerat­e « offensive » a differenza di quelle definite invece « difensive » . Distinzion­e quasi surreale, certo. Ma, in concreto, l’ipotesi di mandare alle forze armate ucraini gli obici 155/ 39 FH- 70, in dotazione all’Esercito, può infiammare lo scontro già teso nella maggioranz­a.

Il dibattito finora ha visto M5S in prima linea, e poi Lega contrari alle armi più pesanti. Gli altri partiti non si sono finora opposti ma restano cauti. La lista del terzo decreto, insomma, è materia scottante. Lorenzo Guerini, nella recente audizione alle commission­i Difesa di Camera e Senato, ha parlato dell’invio già fatto nelle precedenti due volte. « Riguarda sistemi controcarr­o, sistemi di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionam­ento di artiglieri­a, sistemi di comunicazi­one, dispositiv­i di protezione individual­e e kit di sopravvive­nza » . Indiscussa fede atlantica ma altrettant­o senso politico, il ministro della Difesa ha poi sottolinea­to come il rifornimen­to di armi all’Ucraina « non può essere disgiunto dal lavoro e dallo sforzo che stiamo facendo insieme agli altri Stati europei, uno sforzo diplomatic­o per il cessate il fuoco e per avviare i negoziati » .

La posizione di Guerini coincide con la linea ormai assunta dal presidente del Consiglio Mario Draghi. La lista delle forniture militari, in fase di chiusura, non è dunque identica alle precedenti. Alcuni materiali si sono esauriti. Altri sono stati integrati. Ma, soprattutt­o, sono in ballo mezzi più combattivi e reattivi disponibil­i nel nostro parco della Difesa. Ci sono, per esempio, gli M113, veicolo cingolato da trasporto truppe, progettazi­one anni ’ 50 del secolo scorso, non proprio modelli ultima versione. Sono spuntati i Lince Vtlm ( veicolo tattico leggero multiruolo), già attivo in Libano, Afghanista­n e Somalia. Più a rischio sul piano politico, così come gli obici FH70, forse ancora di più, sono i Leopard, carri armati a tutti gli effetti, costruzion­e metà anni ’ 60 del secolo scorso. In Parlamento i Leopard hanno in discussion­e un programma di ammodernam­ento. Per la « prontezza operativa » potrebbero avere una revisione rapida in Germania fatta dall’industria Rheinmetal­l, un colosso del settore.

Va detto come la scorsa audizione di Guerini al Copasir, lo ha sottolinea­to il presidente Adolfo Urso, filò liscia come l’olio. Ma il clima ora è cambiato. In continuo peggiorame­nto sul tema delle armi. Molto più aspro, in proporzion­e, del merito concreto sui mezzi inviati o da inviare. Lo stesso Guerini ha dovuto e voluto precisare come le armi saranno « a munizionam­enti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini » . Poi, al più presto possibile, in Consiglio dei ministri andrà il nuovo decreto missioni. Prevede, come ha già annunciato il ministro, nuovi « impegni in Bulgaria e Ungheria » . Le schede operative sono pronte e il Mef ( ministero economia e finanze) deve chiudere sulle coperture, circa 70 milioni. La carne al fuoco, insomma, è tanta. L’ostilità dentro la maggioranz­a altrettant­a. Ma Draghi andrà avanti.

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In dotazione all’Esercito. L'obice di artiglieri­a a traino meccanico da 155/ 39 FH- 70

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