Scaccabarozzi: pronti a investire 4,7 miliardi
farmaceutica italiana si fa serissimo. Perché dopo due anni di crescita piatta e di fronte all'inflazione che galoppa, a rincari medi del 70% di attrezzature e ingredienti e a bollette energetiche quintuplicate, i 200 produttori nazionali di farmaci non hanno più marginalità e non possono scaricare almeno in parte i costi sui listini – come il resto della manifattura - perché i prezzi sono prefissati dal sistema sanitario. A lanciare l'allarme è il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, intervenuto a Bologna in occasione dell'ottava edizione del Festival della scienza medica, dedicato quest'anno a « Educare alla cura: insegnare e apprendere » .
La lezione che il Covid ha insegnato è che la farmaceutica è un'industria strategia non solo dal punto di vista economico ( per i 67mila posti di lavoro diretti, per i primati di investimenti in innovazione, di export, di valore aggiunto) e sociale ( in dieci anni le persone guarite dal cancro sono aumentate del 40%, i malati di Aids hanno un'aspettativa di vita di 70 anni, l'epatite C è curabile), ma anche della sicurezza nazionale: « Continuare a tagliare i prezzi dei farmaci con costi in aumento significa costringerci a spostare la produzione dei principi attivi in aree low cost come Cina e India. Ma se così sarà non serviranno poi missili per far capitolare il Paese, basterà che ci blocchino le vendite di farmaci oncologici o per la pressione » . Farmindustria chiede al Governo una moratoria sui costi, uno svecchiamento di norme come il payback e regole certe. < Con queste misure e un Pnrr solido – conclude Scaccabarozzi - l'industria farmaceutica è pronta a investire 4,7 miliardi in tre anni in produzione e ricerca, generando 8mila nuovi posti di lavoro diretti, 25mila con l'indotto » .