Con l’inflazione meno pasti fuori ma la qualità resterà nel carrello
Contro il caro vita il 12% degli italiani si dichiara pronto a non mangiare fuori casa, mentre solo il 2% a svuotare il carrello della spesa, senza rinunciare alla qualità del prodotti 100% made in Italy. A dirlo è un’indagine Ismea- Nielsen che ha voluto studiare l’impatto dell’inflazione – arrivata al 6,2% su base annua – sugli acquisti alimentari nei prossimi mesi, per capire quali rinunce e strategie adotteranno le famiglie per contenere il caro prezzi.
Secondo l’indagine condotta su 3mila famiglie, un italiano su cinque si dichiara pronto a rinunciare agli spostamenti nel tempo libero e il 16% a ridurre le spese di vestiario.
Resta invece molto l’alta l’attenzione alla qualità e alla garanzia di salubrità di ciò che si porta a tavola con il 70% degli intervistati che, per risparmiare, difficilmente rinuncerebbe a un prodotto 100% italiano, mentre quasi uno su due non farebbe a meno dei prodotti con bollino Dop o Igp, da agricoltura sostenibile o biologica.
Quanto alle strategie adottate dagli italiani per fronteggiare il caro vita e proteggere il proprio potere di acquisto, secondo la ricerca, si va da un più marcato nomadismo tra insegne alla ricerca delle promozioni e al “downgrading di brand” fino all’attenta pianificazione degli acquisti per evitare il più possibile gli sprechi. Cresce anche l’attenzione al rapporto qualità prezzo e al rapporto prezzo peso « in uno scenario molto fluido che cambia a seconda del profilo socio economico del consumatore e del tipo di referenza » .
Il prodotto “brandizzato” resta importante nella scelta di pasta ( 29%), surgelati ( 27%) e passate ( 24%), mentre per carne, frutta, verdura, uova e olio extravergine di oliva è l’origine delle materie prime il primo driver di scelta. Se si parla di qualità organolettiche del prodotto, invece, al primo posto troviamo il pane con il 44%, il vino e i formaggi ( entrambi con il 37%) e la frutta di stagione ( 31 per cento).
Secondo i ricercatori, « se l’aumento dei prezzi non determinerà un forte impatto sull’acquisto di alcune categorie di prodotto ( il pane, il latte e l’olio Evo), per altri settori merceologici si attende una contrazione della domanda ( pesce, formaggi, vino, surgelati) » .