Chip, i colossi del Far East alzano i prezzi
I taiwanesi di Tsmc e Samsung pronti a ritocchi nell’ordine del 10- 20%
Prima la taiwanese Tsmc, poi la sudcoreana Samsung: a poche ore di distanza, i due giganti asiatici hanno dato segnali tutt'altro che distensivi al mercato dei chip, ponendo all’orizzonte nuovi aumenti sui costi che impatteranno per inerzia i segmenti industriali dell’elettronica di consumo e delle automobili. Aumenti dettati da fattori ormai troppo ingombranti, come l’inflazione crescente, la guerra in Ucraina e la crisi della catena di approvvigionamento globale, che vanno a pesare sui costi di produzione degli stessi chip e sulla solidità delle aziende produttrici. Un corto circuito asfissiante, che nelle ultime settimane ha spinto Samsung – finora abbastanza restia ad applicare aumenti – a negoziare con i clienti della sua fonderia per strappare contratti migliori.
Secondo Bloomberg, Samsung Foundry - la divisione che produce semiconduttori del gigante di Seul – ha trattato aumenti dal 15 al 20% per i suoi chip, a seconda dei prodotti richiesti. Aumenti che dovrebbero scattare a partire dalla seconda metà del 2022, e che impatteranno maggiormente i chip più datati, e in misura minore ( ma non inferiore al 15%) quelli di nuova generazione.
La mossa di Samsung si traduce in nuove pressioni per i produttori di smartphone, automobili, console da gioco, elettrodomestici ed elettronica di consumo in genere. Anche perché arriva quasi in concomitanza con la decisione di Tsmc di rivedere, in rialzo, i costi dei suoi chip. Un aumento fino al 9% che scatterà a partire da gennaio 2023 e che segue quello già applicato sul finire del 2021, quando la società taiwanese alzò il listino della sua fonderia con ritocchi del 20%.
Del resto, i prezzi di wafer in silicio e gas neon, componenti chiave per produrre in chip, hanno subito rincari importanti. E le mosse dei big dei semiconduttori sono conseguenze abbastanza prevedibili.
Samsung e Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. rappresentano oltre i due terzi della capacità globale di chip in outsourcing. Chiaramente, avendo in mano una fetta molto ampia del mercato, le loro strategie incideranno notevolmente sul prezzo dei prodotti. Ma è giusto ricordare che altre foundry importanti hanno applicato aumenti negli scorsi mesi, per allinearsi coi crescenti costi di produzione. Samsung lo scorso anno ha speso oltre 36 miliardi di dollari per espandere la sua divisione di chip, e ha detronizzato l'americana Intel diventando il più grande produttore di chip al mondo per fatturato. E ha progetti molto ambiziosi. Perché nonostante la domanda di PC e smartphone stia diminuendo dopo il boom pandemico, un po' tutte le big dei semiconduttori si aspettano una domanda crescente legata al 5G. L’industria prevede che la domanda complessiva di chip supererà l’offerta, che rimarrà limitata per i prossimi cinque anni. Secondo Gartner, le entrate globali generate dal mercato dei semiconduttori sono state di 595 miliardi di dollari nel 2021, con un aumento del 26,3% rispetto al 2020. La strada sembra tracciata, e porta a nuovi massimi.