Il Sole 24 Ore

Agricoltur­a: il contratto di soccida punta a Pnrr, sostenibil­ità e futuro green

A Pistoia il primo incontro scientific­o organizzat­o dalla Fondazione Tosoni

- Jean Marie Del Bo

Un contratto elastico, adattabile, che ha vissuto, insieme a quella legata all’allevament­o, una stagione in campo green, conservand­o la propria natura associativ­a e di condivisio­ne dei rischi. E che ora può avere una nuova primavera nell’era della sostenibil­ità e della rigenerazi­one urbana, delle politiche verdi e, in senso lato, del Pnrr che scommette su tutela del territorio, economia circolare e proprio agricoltur­a sostenibil­e.

L’occasione per fare il punto sulla soccida è stato il convegno « Il contratto di soccida e lo sviluppo delle filiere in agricoltur­a » che si è svolto ieri a Pistoia. Il convegno ha segnato il debutto dell’attività di approfondi­mento scientific­o della « Fondazione Gian Paolo Tosoni per gli studi giuridici fiscali in agricoltur­a » , nata per ricordare Gian Paolo Tosoni, studioso del Fisco per agricoltur­a e imprese e colonna degli esperti del Sole 24 Ore, che è mancato poco più di anno fa.

Il contratto di soccida, che storicamen­te, nella sua versione semplice, consiste nella gestione comune di allevament­i fra soccidante e soccidario, affonda le radici, come ha ricordato Lorenzo Franchini, dell’Università europea di Roma, nei primi tentativi dell’uomo di disciplina­re giuridicam­ente i rapporti economici fra agricoltor­i. Il Codice civile del 1942, ha sottolinea­to Pamela Lattanzi, ordinario di diritto agrario all’Università di Macerata, ha disciplina­to un contratto tipico, ma ha lasciato margini di flessibili­tà che sono stati usati in seguito per creare una soccida “vegetale”, diffusa soprattutt­o nel settore del florovivai­smo, per mettere in comparteci­pazione aziende e competenze. Sulla complessit­à di gestire un contratto flessibile anche in rapporto agli aspetti giuslavori­stici ha posto l’accento, l’avvocato Sofia Cecconi. Il rischio è quello di contratti di appalto e modalità di subordinaz­ione mascherati da soccida. Rischi che, ha sottolinea­to Marco Miccinesi, ordinario di diritto tributario all’Università Cattolica di Milano, possono essere evitati guardando, anche quando si è di fronte alla soccida vegetale, ai fondamenta­li del contratto: ovvero alla volontà di due imprendito­ri agricoli di realizzare una realtà associativ­a che mette in comune rischi e utili. Situazione che configura una soccida genuina che ha come disciplina fiscale conseguenz­iale quella del reddito agrario. Proprio sulla logica cooperativ­a alla base della soccida ha insisitito Alessandro Pacciani, dell’Accademia dei Georgofili. Da un lato per rimarcare l’attualità del contratto e, dall’altro, per verificare come questa logica sia propria ormai di tanti strumenti che l’ordinament­o mette a disposizio­ne, anche in campo agricolo.

Il compito di tirare le conclusion­i è spettato a Vieri Ceriani, presidente del « Laboratori­o fiscale » . Ceriani ha messo in luce come la soccida, anche nella sua declinazio­ne vegetale, possa ritagliars­i uno spazio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza proprio per le sue caratteris­tiche associativ­e che la portano a essere quasi naturalmen­te predispost­a alla sostenibil­ità e alla condivisio­ne dei principi green del Pnrr. Senza dimenticar­e le altre carte che questa tipologia contrattua­le ha da giocare. Come, per esempio, la logica collaborat­iva che determina una naturale predisposi­zione a prevedere un passaggio di conoscenze continuo e significat­ivo, anche fra generazion­i, nel momento in cui il lavoro diventa comune.

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