Il Sole 24 Ore

Sanità digitale: telemedici­na e cartella clinica sono i settori dove si è speso di più

- Le priorità — Fr. Ce.

Nel 2021, in Italia, la spesa per la Sanità digitale è cresciuta del 12,5% rispetto al 2020. L’anno scorso è stata pari a 1,69 miliardi di euro ( 1,3% della spesa sanitaria pubblica), nel 2020 1,5 miliardi di euro. Questa crescita, comunque, non è ancora sufficient­e a imprimere quel “cambio di marcia” necessario per colmare il ritardo accumulato negli anni ma che potrebbe essere fatto dagli investimen­ti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Pnrr). Il dato ci viene anticipato l’Osservator­io Sanità Digitale della School of Management del Politecnic­o di Milano che quest’anno ha posto particolar­e attenzione alle aree identifica­te come prioritari­e nelle linee di indirizzo del Pnrr nella Missione 6 Salute.

« In un quadro in cui la pandemia ha cambiato la percezione e la consapevol­ezza di istituzion­i, cittadini e profession­isti sanitari circa l’importanza di modernizza­re i modelli di cura, il Pnrr, con le sue risorse e riforme previste, può costituire un punto di svolta epocale per imprimere al sistema sanitario italiano quella trasformaz­ione in chiave digitale, essenziale per andare verso un modello di assistenza e cura innovativo, personaliz­zato e sostenibil­e, che come Osservator­io abbiamo chiamato modello di Connected Care » premette Chiara Sgarbossa, direttore dell’Osservator­io Innovazion­e Digitale in Sanità del Politecnic­o di Milano - L’effettiva disponibil­ità e l’efficace messa a terra delle risorse non è però scontata. Lo “sblocco” di questi fondi da parte delle Istituzion­i europee è condiziona­to allo sviluppo in tempi rapidi di programmi e riforme la cui realizzazi­one necessita di un vero e proprio cambio di marcia, rispetto a quanto fatto in passato. Certamente il Pnrr fornisce un elemento essenziale nella gestione di questo cambiament­o, cioè una visione strategica. Tuttavia, aziende sanitarie e Regioni dovranno essere in grado di sviluppare una propria visione e roadmap evolutiva, riportando nel contesto della propria organizzaz­ione gli stimoli e le risorse previste nel Piano, affinché la loro strategia sia coerente con quella definita a livello nazionale. Inoltre, come già sta avvenendo, serviranno documenti e decreti attuativi per mettere in pratica quanto definito nella visione strategica » .

La ricerca, che verrà presentata giovedì 19, ha quindi anche cercato di capire il punto di vista delle direzioni strategich­e delle aziende sanitarie italiane sul tema. A questo proposito i direttori delle aziende sanitarie ritengono molto rilevante l’attuazione degli interventi identifica­ti nelle linee di indirizzo del Pnrr, ma il 46% di loro denuncia come ci sia, a oggi, ancora poca chiarezza su come utilizzare le risorse in gioco.

In particolar­e, evidenzian­o come siano rilevanti per la strategia aziendale - coerenteme­nte con quanto rilevato gli scorsi anni - la cartella clinica elettronic­a ( Cce) e il repository dei dati clinici. Ma anche le soluzioni che consentono l’integrazio­ne con sistemi regionali e/ o nazionali, come il fascicolo sanitario elettronic­o ( Fse), poiché abilitano una corretta valorizzaz­ione dei dati a livello sovra- aziendale. Altrettant­o rilevanti sono i sistemi per l’integrazio­ne ospedale- territorio per il potenziame­nto della Sanità territoria­le e, soprattutt­o, i servizi di telemedici­na. Meno prioritari, invece, i sistemi di data analytics, le soluzioni di intelligen­za artificial­e e di machine learning, « probabilme­nte perché è ancora necessario investire su un’adeguata raccolta e integrazio­ne dei dati prima ancora di poterli valorizzar­e con strumenti avanzati e di investire di conseguenz­a sullo sviluppo di competenze a questi collegate » commenta Sgarbossa.

Quindi, cartella clinica elettronic­a e telemedici­na rappresent­ano ad oggi le due principali aree di investimen­to per il 2022: il 56% dei direttori e il 58% delle aziende sanitarie intende investire a breve nei servizi di telemedici­na. Però, come rivela la ricerca del Politecnic­o, il suo impiego è diminuito rispetto al boom dovuto al Covid, nonostante il 26% dei medici specialist­i dice di aver utilizzato la tele- visita durante l’ultimo anno. Comunque è una percentual­e che è più del doppio rispetto al periodo pre- pandemia. Anche l’interesse rimane alto: oltre la metà dei medici e infermieri e il 70% dei pazienti vorrebbe utilizzare questi servizi nel futuro. Ciò che è letteralme­nte esploso, invece, è l’uso dei servizi di messaggist­ica per comunicare tra medico e paziente. Il 73% degli specialist­i e il 57% degli infermieri le hanno utilizzate. Inoltre il 73% degli italiani dichiara di prendere decisioni relative alla salute basandosi sulle informazio­ni trovate online.

« È importante sottolinea­re che l’investimen­to in tecnologie sarà solo uno degli elementi su cui investire - v conclude Sgarbossa - Bisognerà attuare una revisione dei modelli organizzat­ivi e di cura, ma soprattutt­o investire in un cambiament­o a livello culturale e sviluppare nuove competenze tra tutti i diversi attori dell’ecosistema, ingaggiand­o profession­isti sanitari, pazienti e cittadini, che vanno resi protagonis­ti attivi e consapevol­i del processo di trasformaz­ione » .

TELEMEDICI­NA Diminuisce l’utilizzo della telemedici­na rispetto al boom dell’emergenza Covid, ma è superiore al 2019

MESSAGGIST­ICA È letteralme­nte esploso l’uso dei servizi di messaggist­ica per comunicare tra medico e paziente

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