Ordini boom per i robot ma costi e supply chain vincolano la produzione
A Milano in vetrina il settore della deformazione, dove l’Italia è seconda al mondo
« Ordini? Fin sopra i capelli, la produzione è già garantita per fine annoinizio 2023. Attenzione però, sarà forse un anno record per il fatturato, non certo per i margini » .
La sintesi di Massimo Carboniero, numero uno di Omera, 25 milioni di ricavi e un centinaio di addetti, ben rappresenta il momento storico del settore delle macchine utensili. Alle prese con una domanda interna e internazionale ancora robusta e tuttavia in difficoltà nel gestirla, sia in termini di listini che di tempistiche. Costi impazziti e disponibilità dei componenti sono i due crucci principali delle aziende riunite a FieraMilano per Lamiera, rassegna dedicata alle tecnologie di deformazione, categoria di macchine utensili in cui l’Italia continua a brillare: seconda al mondo per produzione alle spalle della sola Cina, terza per export e consumo.
Settore che continua a correre, con quasi 3,3 miliardi di output, il 19,1% in più rispetto al 2020, a ridosso del record del 2018. Che quasi certamente, guardando i carnet di ordini delle aziende, verrà ora superato. « Dalla Germania abbiamo appena preso una commessa da circa 20 milioni, la più grande della nostra storia - spiega il Ceo di Prima Industrie Ezio Basso - e in generale la domanda è forte: ad oggi siamo il 13% oltre i valori 2021 e la crescita continua » . « L’area delle macchine utensili continua a tirare - spiega l’ad di Marposs Giuseppe Sceusi - e credo che quest’anno torneremo ai livelli pre- Covid, anche grazie a nuovi strumenti di test che stiamo inserendo nell’area della mobilità elettrica. Certo, l’elettronica è un disastro, alcune componenti, quando si trovano, arrivano a costare il triplo » . « Confermo il problema - aggiunge l’imprenditore Riccardo Rosa - anche se noi, senza scomodare troppi algoritmi, l’anno scorso vista la situazione abbiamo ordinato molte schede e sistemi di controllo. Così oggi riusciamo a lavorare e il 2022 sarà in termini di ricavi l’anno record » . Per i ricavi, difficilmente per i margini, come sottolinea il past president di Ucimu Massimo Carboniero, che da qualche settimana nella sua azienda ha inserito clausole di adeguamento per i nuovi contratti. « Gli ordini presi lo scorso anno ormai sono andati - spiega - ma ora cerchiamo di cautelarci, agganciando i prezzi a parametri oggettivi: se le oscillazioni sono di oltre il 5%, in più ma anche in meno, il prezzo si adegua di conseguenza » . Dalla Russia i danni diretti al settore per ora paiono limitati, anche se alcune aziende segnalano qualche rallentamento nelle trattative soprattutto in Italia: “aspettiamo di vedere cosa succede” è una delle risposte citate in arrivo dai clienti. Il clima resta però positivo, con una domanda che in Italia continua ad essere sostenuta dal piano 4.0. « Anche grazie agli incentivi - spiega la presidente di Ucimu- Sistemi per Produrre Barbara Colombo - le fabbriche hanno avviato un percorso di rinnovamento. Ecco perché accogliamo con favore la decisione del Governo di potenziare le aliquote del credito di imposta sui software e sulla formazione. Pensiamo però che sia necessaria la conferma del credito di imposta sui nuovi macchinari anche oltre il 2025, così da accompagnare l’innovazione, per sua natura un processo continuo e costante » . Per affrontare invece la scarsità di materiali, in primis l’acciaio, Ucimu ribadisce la richiesta di sospendere in via temporanea i dazi Ue che fissano quote contingentate di ingresso di materiale siderurgico da paesi terzi. Misure necessarie, spiega Barbara Colombo, « perché anche se le nostre aziende sono ricche di ordinativi, rischiamo di non poter produrre per mancanza di forniture » .