« Non abbiamo toccato il fondo: i listini pagano troppi anni di Qe »
Lo strategist di MFS: « I mercati hanno ancora aspettative eccessive sulla crescita economica e sugli utili delle aziende »
« Le Borse non hanno affatto toccato il fondo, sono convinto che scenderanno ancora. Le banche centrali con le loro politiche monetarie ultra- espansive hanno distorto i mercati per quasi 15 anni. Ora è arrivato il conto. I mercati dovranno ritrovare l’equilibrio nel nuovo scenario, ma ancora non l’hanno trovato perché hanno aspettative ancora eccessive sulla crescita economica e sugli utili delle aziende » . Robert Almeida non ha dubbi: l’elevata volatilità che i mercati stanno vivendo è semplicemente il “conto” di quelle politiche monetarie ultraespansive che dal 2008 hanno permesso al mondo di comprare tempo. Ora, secondo lo strategist globale degli investimenti di MFS Investment Management, i nodi sono arrivati al pettine.
Sta dicendo che il quantitative easing ha fallito la missione e che oggi paghiamo il conto?
Qual è lo scopo dei mercati finanziari? È di allocare le risorse scarse. E l’unico modo per farlo in maniera efficiente è di prezzare in maniera corretta i rischi: gli investitori danno i loro capitali alle aziende e chiedono una remunerazione in base ai rischi che corrono. Ma negli ultimi anni questo meccanismo è stato distorto dall’intervento delle banche centrali, che hanno dilatato a dismisura il loro bilancio comprando titoli e iniettando grandi quantità di liquidità: questo ha indotto gli investitori a prezzare male i rischi e ad allocare male i capitali. Ebbene: ora che le banche centrali si ritirano, il mercato sta tornando a fare il suo lavoro.
E infatti da inizio anno le Borse hanno perso molto. Non basta?
No. Le Borse scenderanno ancora perché l’equilibrio non è stato raggiunto.
Ma i multipli, come il rapporto tra prezzi e utili, sono tornati su livelli normali.
In una fase come questa i multipli non contano nulla. Perché il mercato ha attese ancora eccessive sugli utili. La realtà è che per anni le aziende hanno aumentato i margini tagliando i costi, a scapito di tutti gli altri stakeholder: dai lavoratori all’ambiente. Per anni la politica monetaria generosa ha finanziarizzato la società, favorendo chi deteneva capitali a scapito di tutti gli altri: abbiamo vissuto per oltre un decennio con mercati finanziari inflazionati e l’economia reale in deflazione. Ora questo meccanismo non regge più. Se per anni le aziende sono riuscite ad estrapolare valore, cioè utili, a scapito di tutti gli altri, ora non è più così. Si va verso un riequilibrio.
Come può sapere che questa non sia solo una fase momentanea e che presto non torneremo al mondo di prima?
Perché il mondo è cambiato. Due fenomeni stanno modificando il paradigma: da un lato si stanno accorciando le supply chain e dall’altro oggi c’è molta più trasparenza sulla sostenibilità e sui principi Esg. Mi spiego meglio. Per anni le aziende hanno aumentato i margini, pur con un’economia stagnante, perché potevano tagliare i costi. Riuscivano a farlo perché potevano allungare le supply chain e sfruttare la manodopera in Paesi dove il costo del lavoro era basso, oppure perché potevano usare materie prime anche di scarsa sostenibilità ambientale da qualche parte del mondo. Nessuno lo sapeva. Oggi invece la grande attenzione ai principi Esg ha dato trasparenza alla sostenibilità: adesso ci sono gli strumenti e la sensibilità per capire quali aziende usano manodopera sottopagata o materie prime non sostenibili. I consumatori e gli investitori hanno più informazioni, costringendo le aziende a migliorare i comportamenti. Questo è molto positivo, ma ha un risvolto negativo della medaglia: i costi salgono. E l’accorciamento delle catene globali fa il resto. La domanda è: chi pagherà questi maggiori costi industriali? Le aziende riducendo i margini oppure i consumatori con prezzi più alti?
Appunto: chi pagherà?
I consumatori con l’inflazione e le aziende con margini più bassi. Il problema, guardando alle Borse, è che attualmente scontano che i margini scenderanno, ma non abbastanza.