Draghi: Italia per cessate il fuoco e negoziati
Colloquio tra il capo di stato maggiore russo, generale Gerasimov, e l’omologo americano Mark Milley
« Raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati » , è questa la prospettiva che muove le scelte del Governo. Mario Draghi lo conferma in apertura del suo intervento, prima al Senato e poi alla Camera, per l’informativa sugli sviluppi della guerra. « L’Italia si muoverà a livello bilaterale e insieme ai partner europei e agli alleati per cercare ogni possibile opportunità di mediazione » ma - mette in chiaro subito il premier - « a decidere che pace accettare dovrà essere l’Ucraina » che nel frattempo continuerà a essere sostenuta nel suo sforzo « per respingere l’invasione russa » . Draghi non va oltre. Tradotto in chiaro significa che, se sarà necessario, ci saranno nuovi decreti per armare la resistenza di Kiev. È questa la linea condivisa con gli alleati, a Bruxelles come a Washington, dove nei giorni scorsi il premier ha incontrato il presidente statunitense Joe Biden. E certo non è un caso ( Draghi lo ha definito « un segnale incoraggiante » ) se immediatamente dopo - il 13 maggio - c’è stata la prima telefonata dall’inizio della guerra tra il Capo del Pentagono Austin e il ministro della Difesa russo Shoigu. Seguita dal colloquio tra il capo di stato maggiore russo, il potente generale Valery Gerasimov con l’omologo americano Mark Milley. Un’attività diplomatica che - anticipa - lo portera a luglio in Turchia, il Paese ostile all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia che invece l’Italia sostiene con convinzione.
A chi critica il Governo per non aver adeguatamente informato il Parlamento e per essersi mosso con eccessiva autonomia ( il M5s di Giuseppe Conte), il presidente del Consiglio ricorda i numerosi confronti dei componenti dell’Esecutivo con il Comitato per la sicurezza ( Copasir). E soprattutto Draghi ribadisce il rispetto del mandato ricevuto dal Parlamento con la risoluzione approvata a inizio marzo, « a larghissima maggioranza » ( e a questo proposito cita espressamente anche l’opposzione di FdI), quando il Governo fu chiamato a sostenere dal punto di vista umanitario, finanziario e anche militare l’Ucraina e contemporaneamente a tenere alta la pressione sulla Russia attraverso le sanzioni. Che stanno funzionando, secondo il premier, visto che le previsioni del Fondo Monetario Internazionale stima una perdita dell’ 8,5% del Pil russo e un tasso di inflazione superiore al 21%. Proprio per questo l’Italia « sostiene con convinzione » la nuova stretta che prevede tra l’altro l’embargo del petrolio. L’obiettivo è spingere Mosca al tavolo del negoziato.
Nel frattempo bisogna affrontare rapidamente gli effetti che la guerra sta provocando in Europa e in Italia. A partire dal caro energia. Draghi ricorda i provvedimenti per oltre 30 miliardi adottati dal Governo. E gli accordi fatti recentemente ( vedi l’Algeria). Ma il problema - avverte - non si risolve con la mera sostituzione delle forniture russe con quelle di altri Paesi. Bensì accelerando la transizione verso le rinnovabili che « resta l’unica strada per affrancarci dalle importazioni di combustibili fossili, e per raggiungere un modello di crescita davvero, davvero sostenibile » . E qui Draghi ancora una volta è andato giù duro sugli ostacoli frapposti dalla burocrazia alla realizzazione di investimenti ( dall’istallazione delle pale eoliche ai pannelli fotovoltaici, all’idroelettrico) che potrebbero contribuire in modo decisivo all’approvvigionamento energetico. « Il Governo continuerà in ogni sforzo per rendere questi investimenti più rapidi, per smontare, distruggere le barriere burocratiche che impediscono gli investimenti » , dice perentorio Draghi. Ma molto dipenderà da quanto farà Bruxelles per sostenere finanziariamente questi investimenti. L’appuntamento è per il prossimo Consiglio Ue straordinario che avrà al centro RePowerEu, il piano appena presentato dalla Commissione che per Draghi dovrà contribuire a scelte « immediate e coraggiose » per alleviare gli effetti pesanti della crisi.