Fondi Ue, difesa dei siti produttivi e investimenti in nuovi carburanti
Il riconoscimento del ruolo dell’industria navalmeccanica italiana quale uno dei motori principali dell’Economia del Mare comporta la presa di coscienza della necessità, da un lato, di una maggiore valorizzazione dei campioni nazionali e, dall’altro, di misure volte a consolidare tale primato. Questo richiede, innanzitutto, una governance in grado di interpretare le necessità dell’industria navalmeccanica e di diventare interlocutore unico delle sue istanze. Per questo secondo Assonave, insieme alle altre Rappresentanze associative del cluster marittimo- portuale di Confindustria, è necessario un migliore coordinamento strategico, attraverso l’istituzione di un Ministero ad hoc o l’affidamento a un unico Sottosegretario delle responsabilità che fanno adesso capo a più Ministeri. È inoltre importante rafforzare l’autonomia strategica del settore navalmeccanico a livello nazionale ed europeo. In ambito Difesa, ad esempio, i maggiori finanziamenti della Ue, in primis il Fondo europeo per la Difesa, sembrano andare nella giusta direzione, ma questo deve essere sostenuto da sforzi paralleli che includano, tra gli altri, il mantenimento delle capacità produttive strategiche nel territorio Ue e la condivisione dei sistemi di comando e controllo tra Stati membri. Il potenziamento del settore richiede, infine, una risposta adeguata alla sfida della sostenibilità del trasporto marittimo, con investimenti in carburanti alternativi ed elettrificazione, in modo da raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.