Il Sole 24 Ore

Ucraina, Letta e Meloni con il premier Ma Conte e Salvini incalzano: no alle armi

Il M5S chiede un nuovo voto sulla guerra in vista del Consiglio Ue di fine mese

- Emilia Patta

« Quando qualcuno in quest’Aula parla di inviare altre armi e al massimo gli operai italiani tireranno la cinghia, io non ci sto. Noi siamo assolutame­nte e orgogliosa­mente ancorati ai valori e ai diritti conquistat­i in Occidente, stiamo con la democrazia. Mai con la guerra ma con i popoli » . Alla fine il no a nuove armi alla resistenza ucraina lo pronuncia per primo, in Senato, Matteo Salvini. Con un discorso dagli accenti genericame­nte pacifisti che ha fatto storcere il naso alla Lega più governista e vicina al capodelega­zione Giancarlo Giorgetti. Poco prima, infatti, Mario Draghi aveva tracciato una linea netta: gli aiuti anche militari all’Ucraina continuera­nno fin quando è necessario, in accordo con i partner dell’Unione europea e nel solco della risoluzion­e votata da tutti a inizio marzo che consente l’invio di armi fino a dicembre.

Tuttavia il leader della Lega, pur strizzando l’occhio al variegato mondo anti Usa e anti Nato, per ora non chiede un nuovo voto parlamenta­re per rinnovare il mandato. Come invece continua a fare il M5s. Che è un modo per marcare le distanze dal governo, visto che Giuseppe Conte continua a ripetere il suo “basta armi”. « Serve un aggiorname­nto della risoluzion­e. Per quanto riguarda l’invio di armi, la nostra posizione è nota: abbiamo già dato » , scandisce il presidente del M5s. Anche per precisare e correggere l’intervento in Aula della capogruppo Mariolina Castellone, che nasce politicame­nte come vicina al ministro degli Esteri Luigi Di Maio anche se ora i rapporti con Conte sono piuttosto buoni, che ha usato toni molto meno perentori all’indirizzo del premier. Tornando comunque a chiedere un nuovo passaggio parlamenta­re in occasione del Consiglio europeo straordina­rio che si terrà il 30 e 31 maggio: « Quali sono le proposte e la strategia che il governo italiani intende portare? Non è previsto un passaggio in Parlamento, ma riteniamo importante che lei torni qui per avere un mandato forte e trasversal­e » .

È chiaro che la richiesta pentastell­ata di un nuovo voto in Aula ha il solo obiettivo di mettere nero su bianco il no a alle armi. E allora la domanda che ormai da giorni si fanno tra Palazzo Chigi e Largo del Nazareno, dove un preoccupat­issimo Enrico Letta continua ad essere il più forte sostenitor­e della linea del governo sull’Ucraina all’interno della maggioranz­a, è dove voglia arrivare Conte. Se non sarà sulle armi, il no arriverà subito dopo le elezioni comunali del 12 giugno sul Dl Aiuti che contiene la norma sul termovalor­izzatore di Roma. Il presidente del M5s vuole uscire dalla maggioranz­a per tentare di risalire nei sondaggi pescando consensi tra gli anti Usa e anti Nato? Chi gli è vicino sostiene che in effetti la tentazione c’è. Ma uno strappo provochere­bbe innanzitut­to, oltre al rischio di precipitar­e il Paese alle elezioni anticipate, una scissione con l’ala governativ­a e dimaiana del movimento. « Conte vuole fare la crisi? Chiami Di Maio e gli dica dimettiti » , ha buon gioco a punzecchia­re il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Più probabile che Conte, almeno per ora, voglia tenere le mani libere per marcare un territorio elettorale, magari uscendo dall’Aula nei prossimi passaggi parlamenta­ri cerchiati in rosso a cominciare dal Dl Aiuti. Ma che la corda non si possa tirare oltre lo ha fatto capire proprio ieri lo stesso Draghi, che in serata ha chiesto e ottenuto di porre la fiducia sulla riforma della concorrenz­a impantanat­a alla Camera per i veti del centrodest­ra sulla questione dei balneari ( si veda pagina 5).

Come che sia, tra i mille distinguo di Lega e M5s nella maggioranz­a, ad affiancars­i al Pd di Letta nel pieno sostengo a Draghi sul fronte internazio­nale si staglia l’unico partito all’opposizion­e. « Oggi in Parlamento il premier Draghi prova a dare una linea sensata di politica estera sulla guerra in Ucraina alla sua maggioranz­a arlecchina zeppa di contraddiz­ioni e ambiguità. Da parte di Fratelli d’Italia la consueta chiarezza e coerenza: dalla parte dell’Italia, per il rispetto delle nostre alleanze internazio­nali ma a testa alta in Europa e in Occidente, a sostegno del popolo ucraino » , sono le parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.

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SALVINI
« Quando qualcuno in quest’Aula parla di inviare altre armi, io non ci sto » . Così il leader della Lega nel suo discorso in
Senato
MATTEO SALVINI « Quando qualcuno in quest’Aula parla di inviare altre armi, io non ci sto » . Così il leader della Lega nel suo discorso in Senato
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« Per quanto riguarda l’invio di armi, la nostra posizione è nota: abbiamo già dato » , ha ribadito ieri il presidente del M5s
GIUSEPPE CONTE « Per quanto riguarda l’invio di armi, la nostra posizione è nota: abbiamo già dato » , ha ribadito ieri il presidente del M5s

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