Il Sole 24 Ore

Gucci ridisegna perfino il cielo sopra Castel del Monte

Sfilata in Puglia Tra anni 40 e 70

- Angelo Flaccavent­o

Le congiuntur­e astrali esistono o si creano? Lo scorso sedici maggio, in una notte di luna piena e rossa succeduta ad una eclissi, sotto un cielo stellato, Gucci ha sfilato a Castel del Monte, fortezza federician­a spersa su un cocuzzolo pugliese costanteme­nte esposto alla luce del sole, capolavoro di architettu­ra e numerologi­a, con una collezione- costellazi­one, introdotta dalla registrazi­one della voce di Neil Armstrong durante l’allunaggio e piena di rimandi al passato recente e remoto.

Classico Gucci, dalla sensualità traboccant­e e fresca. Singolare l’invito: a ciascuno degli ospiti, infatti, è stata dedicata e intitolata una stella, attraverso una donazione ufficiale. Infine, il titolo dell’happening: Gucci Cosmogonie. Troppi incastri cosmici, e di certo troppo fortunati, per considerar­e il tutto un accadiment­o casuale, eppure a detta del direttore creativo Alessandro Michele « la luna piena è stata una gradita sorpresa » . Come che sia, qualcosa di astrale si è verificato, in un allineamen­to che ha prodotto un evento dal fortissimo impatto, come solo un marchio quale Gucci, sospeso ormai tra moda ed entertainm­ent, poteva produrre. Dopo due anni di sospension­e, la moda resetta tutto e torna al 2019, sicché il mese di maggio è un infinito globetrott­ing all’inseguimen­to delle sfilate cruise in località esotiche. Ad Alessandro Michele va la palma delle scelte più suggestive, compiute a favore di siti di solito negletti, ma pieni di magia. Il Castello, così scabro e misterioso nella forma e nel volume, è però solo uno sfondo sensaziona­le. Se si escludono i rigati da giullare, gli orli a baldacchin­o, qualche gorgiera da castellana e una cappa di metallo come una cotta, la collezione non trasuda medievalis­mi. Sono invece più evidenti i rimandi agli anni 40, come ai 70, tagliati in egual misura da perbenismi borghesi e sfrontezze impavide. È un Gucci vitale e teatrale come non mai, ma anche asciutto, verrebbe da dire secco, ed è questa la novità, minima ma di massimo peso. L’attenzione è posta tutta sul rapporto del vestito con il corpo, in un incessante scoprire, rivelare, snudare, ridisegnar­e le forme. Si cita senza sosta, pescando ovunque: una visione che legge tutto, anche la storia, come presente, perché il tempo non è più lineare ma sincronico. Di davvero originale certo c’è poco, ma anche questo è pensiero antico perché, si diceva, ex nihilo nihil.

Il direttore creativo Alessandro Michele rafforza la sua visione del brand, tra moda e entertainm­ent

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