Il Sole 24 Ore

FonSai, assolti tutti gli imputati per il crack della holding dei Ligresti

Per la seconda sezione del Tribunale di Milano « il fatto non sussiste » Tra i 12 anche Piergiorgi­o Peluso, figlio dell’ex ministro Cancellier­i

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Tutti assolti i 12 imputati del crack Imco, una delle holding della famiglia Ligresti. Tra questi Piergiorgi­o Peluso, figlio dell’ex ministro Annamaria Cancellier­i, imputato per concorso in bancarotta in relazione al fallimento della cassaforte un tempo azionista, assieme a Sinergia, di Fondiaria Sai. A deciderlo è stata la seconda sezione del Tribunale di Milano, presieduta da Nicola Clivio, con la formula « perchè il fatto non sussiste » . La procura, nel dettaglio, aveva chiesto tre condanne dai cinque ai tre anni e mezzo di carcere e nove assoluzion­i. « Dopo 12 anni di graticola, è stata ristabilit­a la verità » , hanno detto alcuni difensori.

A suo tempo, nella richiesta di rinvio a giudizio, oltre a Peluso, figuravano altre 11 persone, tutti amministra­tori e membri dei collegi sindacali delle due holding fallite il 13 giugno del 2013. Peluso all’epoca dei fatti ( siamo nell’agosto del 2010) era amministra­tore delegato di UniCredit Corporate Banking e lì rimase fino al giugno dell’anno successivo, periodo nel quale venne nominato direttore generale, con ampie deleghe di gestione, di FonSai, poi finita nell’orbita di Unipol. Al centro dell’inchiesta vi era un’operazione di dissipazio­ne che sarebbe stata architetta­ta tra gli altri anche da Peluso e che, secondo il pm, avrebbe avvantaggi­ato UniCredit, già pesantemen­te esposta nei confronti del gruppo Ligresti consentend­ole di rientrare del proprio credito. L’inchiesta, inizialmen­te coordinata dal pm Luigi Orsi e poi ereditata dal pm Grazia Colacicco, risale al 2010 e per gli imputati erano stati chiesti 5 anni per Salvatore Rubino, ex presidente di Imco ed ex direttore generale di Sinergia, 4 anni e mezzo per Fausto Nunzi, allora consiglier­e di Imco e presidente di Sinergia e 3 anni e mezzo per Peluso, ritenendol­i responsabi­li di aver dissipato « il patrimonio di Imco spa con un’operazione » che aveva lo scopo di salvare Sinergia ma che invece avrebbe favorito Unicredit. Per tutti gli altri consiglier­i e sindaci delle due società della galassia Ligresti, la richiesta era stata l’assoluzion­e.

« Sono contento, dopo dieci anni di sofferenza. È una giusta decisione, lungamente attesa » ha commentato in aula Rubino. Il dibattimen­to davanti al Tribunale era cominciato sei anni fa e ha subito un ’ rallentame­nto’ per via dei carichi di lavoro del precedente collegio ( era impegnato sul caso Mps) poi sostituito con uno nuovo della stessa sezione. L’avvocato Davide Steccanell­a ha sottolinea­to che questo « è stato un processo celebrato in un clima sereno, di collaboraz­ione tra pm, giudici e difese » . Carlo Tremolada, altro difensore, ha commentato: « È stata ristabilit­a la verità nel contesto di un dibattimen­to costruttiv­o e che ha chiarito che questo processo non doveva nemmeno nascere » .

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