Il Sole 24 Ore

Grano, allarme della Fao Blinken accusa Putin: sta affamando il mondo

Guerra ucraina, rincari e siccità mettono alle corde i paesi più poveri

- Gianluca Di Donfrances­co

La guerra in Ucraina, l’inflazione e la siccità esacerbata dal cambiament­o climatico mettono alle corde i Paesi a basso reddito, che quest’anno saranno costretti a importare meno cibo, ma dovranno pagarlo di più. È l’allarme, l’ennesimo, lanciato dalla Fao nel suo Food Outlook di ieri.

Il conto globale delle importazio­ni di prodotti alimentari salirà di 51 miliardi di dollari quest’anno ( a quota 1.800 miliardi), secondo i calcoli dell’Agenzia Onu per l’alimentazi­one e l’agricoltur­a. Quasi tutta la differenza, rispetto al 2021, sarà dovuta all’aumento dei prezzi, che pesa per 49 miliardi. La conseguenz­a « preoccupan­te » è che i Paesi meno sviluppati, vale a dire i più poveri e più esposti a crisi alimentari, vedranno scendere le importazio­ni del 5%. Anche Africa subsaharia­na e il gruppo dei Paesi in via di sviluppo, che sono anche importator­i netti di cibo, dovranno rassegnars­i ad acquistarn­e di meno, ma il costo complessiv­o delle forniture salirà.

Nell’incapacità di far fronte all’aumento dei prezzi, denuncia la Fao, le nazioni in via di sviluppo stanno riducendo le importazio­ni di cereali, semi oleosi e carne. I grassi animali e gli oli vegetali sono i principali fattori di traino dell’aumento dei costi, sebbene i cereali non siano molto indietro, per quanto riguarda i Paesi sviluppati.

La produzione mondiale dei principali cereali dovrebbe diminuire nel 2022 ( prima volta dal 2018). Lo stesso avverrà per il loro utilizzo: non accadeva da 20 anni. L’uso diretto nell’alimentazi­one umana non dovrebbe scendere, mentre sarà tagliato l’impiego nei mangimi.

La fiammata dei prezzi minaccia di innescare crisi acute, che possono sfociare in disordini sociali. Se ne sono già visti sintomi in diversi Paesi, dalla protesta degli studenti in Cile di fine marzo, alle manifestaz­ioni del mese scorso in Grecia e Kenya. Nello Sri Lanka, la crisi alimentare ha contribuit­o a spingere il Paese in default.

Lo sblocco delle forniture dall’Ucraina è la chiave e non incoraggia lo stallo del negoziato tentato dalla Turchia per acquistare dalla Russia il frumento ucraino ( con Kiev che accusa Mosca di averlo rubato).

Ieri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto l’espulsione della Russia dalla Fao, perché sta prendendo « in ostaggio » le popolazion­i « dell’Asia e dell’Africa » , lavorando per « affamarle » . « La guerra contro il nostro Stato - ha affermato Zelensky - deve terminare il prima possibile, in modo che la sicurezza delle forniture alimentari attraverso il Mar Nero possa essere garantita » . Anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è tornato ad attaccare il Cremlino, colpevole di spingere il rischio denutrizio­ne a livelli storici. Circa 200 milioni di persone in tutto il mondo sono gravemente esposte a « insicurezz­a alimentare » , il doppio rispetto a tre anni fa, ha detto Blinken.

Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ripete che la Russia ha fatto la sua parte per permettere il ripristino delle spedizioni dall’Ucraina, toccherebb­e quindi a Kiev sminare i propri porti.

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