Potenzialmente coinvolto un terzo dell’export di prodotti made in Italy
Dall’alimentare al tessile abbigliamento e all’arredo: giro d’affari di 20 miliardi
Il traguardo finale è fissato al 2023: il bando sul mercato tedesco alle plastiche monouso e il riciclo totale delle altre. Un segnale inequivocabile della direzione a impatto zero intrapresa dalla Germania nel 2019 con la legge VerpackG sugli imballaggi, un passo avanti anche all’Unione europea. A gennaio 2021 il Parlamento tedesco ha accelerato e allargato il campo approvando una modifica alla legge che prevede ulteriori restrizioni per gli imballaggi e le materie plastiche introdotte sul mercato tedesco: per garantire la corretta gestione dei rifiuti e il riciclo controllato.
Da gennaio scorso sono in vigore limiti più stringenti per i prodotti in plastica destinati al largo consumo ( piatti, bicchieri, posate, tra i più comuni): le imprese sono obbligate a iscriversi al Registro centrale per certificare il rispetto dei requisiti ambientali e la corretta gestione del riciclo, estendendo la responsabilità del produttore o del primo distributore in Germania del bene imballato.
Da luglio 2022, ultima tappa prima del traguardo simbolico del 2023 previsto dalla VerpackG, gli stessi limiti sono stati estesi ai prodotti business to business, quelli destinati alle imprese ( imballaggi commerciali e per il trasporto anche di materiali di largo consumo compresi i beni novici e pericolosi). Un tassello che non sposta eccessivamente gli equilibri, ma indica ancora di più come la direzione della drastica riduzione dell’impatto ambientale della plastica in Germania sia chiara. « Non siamo preoccupati per l’adeguamento dei prodotti e neanche per l’iscrizione al registro tedesco » , lasciano filtrare dalle organizzazioni italiane dei produttori di materie plastiche e imballi. « La gran parte delle imprese esportatrici, circa 4.600, ha già adeguato gli standard ed è iscritta al registro. Bisogna accelerare per le imprese più attive nel B2B, soprattutto quelle i cui beni che vengono veicolati dalle piattaforme di e- commerce. L’importante è che non vengano introdotti limiti eccessivi e con breve preavviso, ma non è questo il caso » .
Difficile fare stime precise sul mercato potenzialmente coinvolto dalla stretta tedesca agli imballi per il largo consumo e sulle imprese interessate. L’export complessivo italiano in Germania, nel 2021 è stato di 66,9 miliardi. Di questi, articoli in gomma e materie plastiche sono solo 3,2 miliardi e in larghissima parte non riconducibili a imballi in plastica. Mentre, di riflesso, larga parte dei prodotti alimentari, delle bevande, del tessile e dell’abbigliamento, dell’arredo, della farmaceutica, della ceramica, settori traino del made in Italy in Germania, utilizzano ampiamente packaging e imballi interessati dalla legge tedesca. Secondo stime dei produttori, siamo a circa un terzo dell’export italiano, venti miliardi di fatturato, potenzialmente interessato con la totalità delle imprese italiane esportatrici in Germania obbligate agli adempimenti e all’iscrizione al registro.
Infine, ricadute delle misure possono esserci anche sulla filiera allargata delle macchine per il packaging e gli imballi. Un processo industriale tradizionalmente molto integrato con prodotti tailor made studiati per le imprese produttrici dei beni a valle.
La gran parte delle imprese esportatrici sono iscritte al Registro tedesco