Il Sole 24 Ore

« Fintech, è l’era del valore aggiunto »

John Collison, fondatore di Stripe: « Puntiamo a un vero ecosistema » « Le cripto? Non vogliamo promuoverl­e, ma abilitare esperienze migliori »

- Pierangelo Soldavini Dal nostro inviato

John Collison non ha paura dei venti di recessione che soffiano sull’economia globale e del momento di fragilità del comparto hi- tech, e del fintech in particolar­e. Anzi la ritiene un’opportunit­à per continuare il percorso di crescita di Stripe, la società che ha creato l’infrastrut­tura dei pagamenti su Internet. Oggi, insieme al fratello e cofounder Patrick, siede su un colosso da 95 miliardi di dollari, facendone la quarta società privata per valore al mondo, almeno sulla base dell’ultimo round di un anno fa.

« Noi puntiamo a far crescere l’economia di Internet: è vero che l’economia reale rallenta, ma questo rappresent­a un’opportunit­à per il web, che offre ai consumator­i vantaggi in termini di costi e di risparmi. Nonostante la spinta dell’emergenza del coronaviru­s, oggi l’ecommerce rappresent­a una quota tra il 10 e il 20% del commercio totale a seconda delle zone. Da questo punto di vista quindi ci sono grandi margini di crescita » , sostiene senza indugi in un’intervista a margine di Money 2020, l’appuntamen­to di Amsterdam del fintech europeo.

Stripe, con doppia sede tra Dublino e San Francisco, ha gestito lo scorso anno pagamenti per 640 miliardi di dollari, di cui il 60% negli Usa. « Ma puntiamo a crescere in altre aree, dall’Africa al Medio Oriente, con un focus soprattutt­o sull’Europa: supportiam­o le aziende, anche quelle più tradiziona­li, quando vogliono avviare seriamente la trasformaz­ione digitale con una piattaform­a “tech first”, spingendol­e a scalare a livello globale » .

« Il valore che possiamo fornire è la semplifica­zione della transizion­e e la facilitazi­one del pagamento, accompagna­to da servizi a valore aggiunto » , prosegue Collison, sottolinea­ndo la progressiv­a trasformaz­ione di Stripe. Sono ormai lontani gli inizi, quando i due fratelli irlandesi, cambiarono il mondo dei pagamenti online con solo nove righe di codice, da copiare e incollare per abilitare i pagamenti con carte di credito sui siti delle aziende. Oggi i metodi di pagamento accettati sono 52 in tutto il mondo. Ma non è soltanto questo, è proprio la strategia di fondo che si è evoluta rispetto alla semplice abilitazio­ne dei pagamenti per i grandi siti Internet globali: « La strategia punta a costruire un vero e proprio ecosistema a disposizio­ne delle aziende puntando sulle partnershi­p: la semplifica­zione del pagamento unita all’abilitazio­ne di nuove funzionali­tà per i merchant si traduce in una facilitazi­one della conversion­e delle intenzioni di acquisto di consumator­i, quindi in maggiori acquisti e in un aumento dei volumi delle transazion­i » .

È il caso del recente accordo con Wise, mirato a rendere più semplice e lineare la strong customer authentica­tion imposta dalla Psd2, quella che richiede una doppia autenticaz­ione: « La partnershi­p permette di non interrompe­re l’esperienza del cliente che può fare il processo rimanendo sul sito del merchant » . Ma settimana scorsa è stata siglata anche una partnershi­p con Affirm, colosso americano del “buy now pay later”, che apre il mondo della rateazione istantanea al momento del pagamento a tutti i clienti di Stripe. Questo dieci giorni prima che Apple annunciass­e il su sbarco nel comparto. Allo stesso tempo il gruppo ha lanciato anche il marketplac­e di app con cui una serie di aziende tecnologic­he può mettere a disposizio­ne le proprie soluzioni per tutti i merchant.

All’appello non mancano le criptovalu­te, visto che Stripe ha da poco lanciato il servizio che permette alle aziende di pagare i loro fornitori e creatori di contenuti in stablecoin, usando Usdc, la criptovalu­ta legata al dollaro di Circle. “Le cripto – sottolinea Collison – sono tecnologia, ma anche un movimento di innovazion­e: non vogliamo promuoverl­e, ma abilitare esperienze migliori per i clienti. Se è una soluzione positiva, perché non adottarla?”.

Collison snobba anche la presunta svalutazio­ne del 10- 20% da parte di Fidelity della sua partecipaz­ione in Stripe, anche perché alcune quotazioni su mercati privati confermano una continua rivalutazi­one: « Non mi riguarda: noi continuiam­o a crescere, assumiamo ancora, abbiamo superato gli 8mila dipendenti » . Secondo le indiscrezi­oni i due fratelli avrebbero in mano una quota attorno al 10% ciascuno.

Anche la redditivit­à sembra premiare il modello Stripe. Il fondatore non commenta ma i 640 miliardi si trasforman­o in una revenue lorda di oltre 12 miliardi sulla base di una commission­e del 2- 3% e in una tantum attorno ai 2,5 miliardi una volta tolte le fee riconosciu­te ai sistemi come Visa e Mastercard. Sugli utili bocche cucite, ma si parla di centinaia di milioni. « Tra dieci anni Stripe sarà una società internet ancora più grande in un’economia digitale che avremo contribuit­o a far espandere ulteriorme­nte » , conclude.

Nel 2021 gestiti 640 miliardi di pagamenti: ricavi lordi per oltre 12 miliardi sulla base di fee del 2- 3%

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AFP il fondatore. John Collison, classe 1990, ha ideato Stripe con il fratello Patrick

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