Il Sole 24 Ore

Centrodest­ra, l’intesa regge in 21 città su 26 Pd- M5S in 15

Il voto. Candidati M5s in coalizione ma senza simbolo a Verona, Belluno e Oristano, avversari dei dem a Cuneo, Piacenza e Barletta, assenti in otto Comuni

- Roberto D’Alimonte

Non è vero che il voto amministra­tivo abbia solo una valenza locale. I fattori locali giocano un ruolo importante nella scelta dei candidati e nella formazione delle liste, ma la politica nazionale gioca un ruolo altrettant­o importante. Dall’analisi emerge che su 26 città esaminate, il centrodest­ra regge unito in 21, mentre il campo largo Pd- M5S tiene in 15.

Non è vero che le elezioni amministra­tive abbiano solo una valenza locale. Non c’è dubbio che i fattori locali giochino un ruolo importante nella scelta dei candidati e nella formazione delle liste, ma la politica nazionale gioca un ruolo altrettant­o importante nella definizion­e degli assetti coaliziona­li e spesso nella scelta dei candidati sindaco per tener conto degli equilibri tra i partiti alleati. Le elezioni amministra­tive sono difficili da analizzare proprio perché il mix di fattori locali e nazionali crea un quadro complesso reso ancora più incerto dal fatto che accanto ai partiti nazionali competono una pletora di liste civiche di varia derivazion­e che complicano la lettura della offerta politica e quella dei risultati elettorali.

I comuni al voto in questa tornata sono 971. Quelli sopra i 15mila abitanti sono 142. Questi sono i comuni in cui il sistema elettorale prevede oltre alla elezione diretta del sindaco anche il ballottagg­io nel caso in cui nessun candidato superi il 50% dei voti al primo turno. L’analisi che proponiamo qui è limitata ai 26 comuni capoluogo di provincia, di cui quattro capoluoghi di regione. Sono dodici comuni del Nord, quattro della cosiddetta zona rossa, e dieci comuni del Sud. Non sono un campione rappresent­ativo dell’universo dei comuni al voto né dell’universo dei comuni italiani, ma sono comunque un insieme utile per “spiare” l’evoluzione della politica italiana in questo momento di grande incertezza. In particolar­e ci poniamo una domanda: in che misura i due poli di centrodest­ra e di centro- sinistra si presentano uniti in queste 26 città? Va da sé che la questione è rilevante sia per capire chi potrà vincere nei vari comuni sia in chiave di politica nazionale in vista delle prossime elezioni politiche.

La tabella in pagina risponde per l’appunto a questo quesito. Prima però occorre una precisazio­ne. I dati nella tabella non presentano la fotografia completa della offerta elettorale nei 26 comuni. Vista la domanda che ci siamo posti abbiamo preferito semplifica­re il quadro omettendo di includere le numerosiss­ime liste civiche che popolano tutte le competizio­ni locali. Ci siamo quindi limitati ai partiti nazionali e alle loro scelte coaliziona­li.

La prima e più importante osservazio­ne da fare è che il quadro delle alleanze in questi 26 comuni riflette abbastanza fedelmente lo stato dei rapporti tra i partiti all’interno dei due poli a livello nazionale. L’opinione largamente diffusa di un centro- sinistra più in difficoltà del centro- destra a presentars­i unito secondo lo schema lettiano del campo largo trova in questi dati una parziale conferma. I due maggiori partiti del campo largo, Pd e M5s, si presentano insieme in 15 comuni su 26. Il M5s non si presenta con il suo simbolo in 8 comuni mentre a Cuneo, Piacenza e Barletta si presenta contro il Pd. L’analisi fatta dall’Istituto Cattaneo su tutti i 142 comuni sopra i 15mila abitanti evidenzia che la collaboraz­ione tra i due partiti diminuisce ulteriorme­nte a livello dei comuni più piccoli.

Non si può dire però che il quadro complessiv­o sia del tutto negativo. Diciamo piuttosto che è problemati­co. Rispecchia il fatto che la coalizione di centro- sinistra è un progetto in corso. Rispetto al passato non c’è dubbio che Pd e M5s abbiano fatto progressi nel cercare di realizzare una collaboraz­ione più stretta. Quindici comuni capoluogo in cui questo è accaduto non sono pochi se guardiamo al passato anche recente. Ma allo stesso tempo non si può dire che il processo sia concluso. Le difficoltà ci sono e non riguardano solo il rapporto Pd- M5s. I dati mostrano che le altre componenti del campo largo raramente si trovano insieme ai due maggiori partiti dello schieramen­to. Iv e Azione sono partiti ballerini, come si vede nella tabella. Il partito di Renzi a Verona appoggia Tosi insieme a FI, mentre a Genova e Rieti sostiene i candidati di centrodest­ra. In tutti i casi senza presentare una sua lista. Il partito di Calenda spesso si presenta da solo o non si presenta. Forse si tratta di idiosincra­sie locali ma è più probabile che siano la spia del poco entusiasmo che i partiti di centro del campo largo hanno rispetto all’idea di allearsi con il M5s e quindi del tentativo di battere strade nuove alla ricerca del fantomatic­o terzo polo. In pratica non c’è un solo comune capoluogo in cui abbia trovato attuazione la strategia di Letta.

A confronto, i tre maggiori partiti del centro- destra si presentano tutti insieme in 19 comuni, ma tenendo conto che a Messina e Oristano la Lega non si presenta affatto, si può dire che sono 21 su 26 i comuni in cui si può parlare di sostanzial­e unità del centro- destra. Il dato contrasta con la narrazione che quotidiana­mente si trova sui vari media di profonde divisioni all’interno di questo schieramen­to. Le divisioni ci sono, ma al dunque la forma di governo, il sistema elettorale e la voglia di vincere riescono a tenere insieme anche a livello locale questo schieramen­to composito e conflittua­le. E molto probabilme­nte per le stesse ragioni sarà così anche alle prossime politiche, nonostante le pantomime quotidiane cui assistiamo. Nel dettaglio, sono cinque i casi in cui i tre partiti del centrodest­ra si sono divisi. In tre comuni è il partito della Meloni che ha deciso di presentars­i senza Fi e Lega ( Parma, Viterbo e Catanzaro). In due comuni ( Belluno e Verona) è Forza Italia che ha scelto altri alleati. Quanto alla Lega non esiste alcun comune capoluogo dove si presenti insieme ad altri partiti che non siano Forza Italia o Fdi.

Verona, che come abbiamo scritto vede insieme il partito di Renzi e quello di Berlusconi in contrappos­izione ai candidati sindaco sostenuti dal Pd e dal binomio Lega- Fdi, merita la conclusion­e di questo articolo perché rappresent­a la spia delle tentazioni che serpeggian­o nei due poli e il segnale della fragilità della politica italiana in questa fase. L’accordo Italia Viva- Forza Italia non è la sola “anomalia”. Infatti, a sostegno di Damiano Tommasi, candidato civico sostenuto dal Pd, si sono schierati sia il M5s che Azione. Ma il M5s non appare con il suo simbolo. Si tratta di un appoggio - diciamo - informale che comunque prevede la presenza di candidati del Movimento nella lista civica di Tommasi. La stessa tecnica utilizzata da Renzi oltre che Verona, a Genova e Rieti. Sono gli espedienti della politica italiana. È difficile che a livello nazionale, per salvare l’idea del campo largo, si possano mettere insieme M5s, Azione e Iv con un simile espediente. Con Azione e Iv che danno l’appoggio informale alla coalizione Pd- M5s in cambio di posti nella lista del Pd. È difficile, ma chissà? Dipenderà probabilme­nte dai sondaggi.

‘ Iv a Verona appoggia Tosi insieme a FI e a Rieti sta con il candidato di tutto il centrodest­ra unito

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Fonte: cise. luiss. it

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