Il Sole 24 Ore

Bankitalia: Pil giù a 2,6%, costo della vita al 6,2%

Via Nazionale precisa che la stima non include l’ultima correzione Istat (+ 0,4 punti)

- Carlo Marroni

Tutto dipende da come andrà la guerra ( di aggression­e) in Ucraina. E in particolar­e se le forniture di materie prime energetich­e dalla Russia – che si sta cercando di sostituire ma ci vorrà molto tempo – se proseguira­nno o se saranno interrotte. Due scenari bellici che portando a due quadri economici. La Banca d'Italia prevede nel primo caso stima una crescita del 2,6% quest'anno, nel secondo caso di andrebbe a crescita zero per il 2022 per poi piombare in recessione. Via Nazionale presenta le proiezioni macroecono­miche per l'Italia 2022- 24, nell'ambito dell'esercizio coordinato dell'Eurosistem­a, sulla base delle informazio­ni disponibil­i al 18 maggio per la formulazio­ne delle ipotesi tecniche e al 24 maggio per i dati congiuntur­ali. Non incorporan­o quindi i dati diffusi dall'Istat il 31 maggio, relativi all’inflazione in maggio e alla crescita del Pil nel primo trimestre del 2022, rivista al rialzo di tre decimi di punto percentual­e ( allo 0,1 per cento): tale correzione e le revisioni ai dati del 2021 comportano « meccanicam­ente » un aumento della crescita media annuale per l’anno in corso di 0,4 punti percentual­i. Ebbene, in uno scenario di base ( quindi più positivo) si stima che le tensioni associate alla guerra ( che si ipotizza resti confinata ai territori attualment­e coinvolti) si protraggan­o per tutto l'anno in corso, continuand­o a sostenere i prezzi delle materie prime, mantenendo elevata l'incertezza e rallentand­o il commercio internazio­nale. Si esclude, per contro, un'intensific­azione delle ostilità tale da portare a una sospension­e delle forniture di materie prime energetich­e dalla Russia. Quindi in questo scenario la crescita del pil in Italia sarebbe pari al 2,6% quest'anno, all' 1,6 nel 2023 e all' 1,8 nel 2024. L'inflazione al consumo si collochere­bbe al 6,2% nella media di quest'anno, spinta dagli effetti del forte rincaro dei beni energetici e delle strozzatur­e all'offerta; scenderebb­e al 2,7% nel 2023 e al 2,0 per cento nel 2024.

Al contrario, in uno scenario definito “avverso” caratteriz­zato da un arresto delle forniture a partire dal trimestre estivo, solo parzialmen­te compensato per il nostro paese mediante altre fonti, si ipotizzano ricadute dirette da tale interruzio­ne, in particolar­e per le attività manifattur­iere a più elevata intensità energetica, ulteriori consistent­i rialzi nei prezzi delle materie prime, un più deciso rallentame­nto del commercio estero, un più forte deterioram­ento dei climi di fiducia e un aumento dell'incertezza. Sotto queste ipotesi il prodotto aumentereb­be in misura pressoché nulla in media d'anno nel 2022 ( significa due trimestre in negativo, ndr) si ridurrebbe di oltre un punto percentual­e nel 2023 e tornerebbe a crescere nel 2024. L'inflazione al consumo subirebbe un netto aumento nel 2022 verso l' 8%, e rimarrebbe elevata anche nel 2023 al 5,5, per scendere solo nel 2024.

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