La corsa dei prezzi scuote gli Usa: 8,6% a maggio, al top da 40 anni
L’accelerazione allarma Biden ( che accusa Putin): « Faremo tutto il possibile »
L’inflazione americana corre. Accelera a maggio al passo annuale dell’ 8,6%, nuovo massimo da oltre quarant’anni, deludendo auspici di stabilizzazione o parziale frenata nei prezzi al consumo. Troppa la spinta dei rincari della benzina come del cibo, di affitti e di beni e servizi in generale, da ristorazione a viaggi. Anche il core index, depurato delle volatili componenti energetica e alimentare, ha marciato al sostenuto ritmo del 6 per cento.
L’accelerazione - la più significativa dal dicembre del 1981, superiore alle attese e all’ 8,3% fatto segnare in aprile - non può che allarmare sia la Federal Reserve che l’amministrazione di Joe Biden, impegnate in un tandem di sforzi per contenere la spirale dei prezzi e l’erosione del potere d’acquisto degli americani. « I dati dimostrano il perché l’inflazione è la mia priorità » ha detto Biden, affermando che « i rialzi dei prezzi causati da Vladimir Putin hanno colpito duramente in maggio » e assicurando che « faremo il possibile per ridurre i prezzi » .
I dati hanno immediatamente scosso Wall Street, con gli indici che fin dall’apertura hanno ceduto oltre il 2% innervositi da paure sulla salute dell’economia e le mosse della Fed, che potrebbe protrarre aggressive strette di politica monetaria fino a settembre e oltre.
La Banca centrale ha avviato una manovra di rialzi dei tassi e una riduzione del suo vasto portafoglio titoli con il difficile obiettivo di raffreddare domanda e inflazione senza innescare recessioni. Il chairman Jerome Powell ha tuttavia avvertito che la severità della stretta dipenderà dai dati, dopo un rialzo di un quarto di punto a marzo e di mezzo punto a maggio e la promessa di interventi di 50 punti base a metà giugno e luglio. I tassi interbancari statunitensi sono ora allo 0,75%- 1 per cento.
Continue ed eccessive morse dell’inflazione possono mettere in discussione entità e tempi della manovra, accanto al suo stesso successo. A maggio su base mensile l’indice dei prezzi al consumo ha nuovamente allungato il passo marciando dell’ 1% contro lo 0,3% di aprile. Prima della pandemia viaggiava a medie dello 0,2 per cento.
Il caro- benzina ha fatto la parte del leone: rispetto ad aprile si è impennata del 4,1% a 4,88 dollari al gallone, spingendo l’incremento annuale al 48,7 per cento. L’insieme dei prezzi energetici è lievitato del 3,9% su base mensile e del 34,6% su base annuale. Per contrastare almeno le tensioni sul greggio la Casa Bianca ha messo mano alle riserve strategiche di petrolio, preme sull’Opec per aumenti della produzione e incentiva l'estrazione domestica, ma finora senza rilevanti risultati. Né i rincari energetici sono isolati. I generi alimentari sono balzati dell’ 11,9% in dodici mesi, record dai primi anni Ottanta. I costi abitativi del 5,5 per cento.
Alle spalle delle spinte inflazionistiche c’è la combinazione di fattori che vanno dalla brusca ripresa della domanda dalla pandemia agli ostacoli nelle catene globali di approvvigionamento, fino alla guerra della Russia in Ucraina e conseguenti sanzioni internazionali contro Mosca. Pressioni sui prezzi negli Stati Uniti arrivano anche da mercato del lavoro e salari: il tasso di disoccupazione è tornato a minimi del 3,6% e le imprese segnalano scarsità di addetti. È una somma di pressioni che può faticare a rientrare. « Non vediamo elementi che suggeriscano l’inflazione sia destinata a rallentare a tempi brevi » , ha commentato Citigroup. Che prevede altri tre rialzi di mezzo punto nei tassi da parte della Fed e crescenti probabilità che proseguano, senza escludere strette più brusche.