Il Sole 24 Ore

« Cinque motivi per cui oggi fa meno male »

Parla Myles Bradshow di JP Morgan Am: « L’Italia è più forte che in passato »

- Morya Longo

« Rispetto alle crisi del passato, questa volta l’Italia può sopportare più a lungo un aumento dello spread tra BTp e Bund. Perché ha le spalle più larghe. Certo, se il differenzi­ale tra i titoli di Stato arrivasse a 400 punti base il discorso cambierebb­e, ma oggi ci sono molti motivi per dire che l’Italia è più al riparo rispetto al passato da una crisi dello spread » . Myles Bradshow, Capo delle strategie globali aggregate del Reddito Fisso di JP Morgan Asset management, in un colloquio con Il Sole 24 Ore indica almeno cinque ragioni per cui l’impatto del rialzo dello spread questa volta potrebbe essere minore che in passato.

La prima passa per le banche. Il mercato sa che gli istituti creditizi italiani hanno oltre 400 miliardi di euro di BTp nei loro bilanci e sa che ogni rialzo dello spread va a indebolire la loro forza patrimonia­le. Il problema è sempre stato questo: più lo spread dei BTp sale, più si deterioran­o i coefficien­ti di patrimioni­o delle banche. E questo riduce la loro capacità di erogare credito a famiglie e imprese. Il credit crunch del 2012- 2015 è stato dovuto a questo circolo vizioso banchespre­ad. Ma Bradshow suggerisce più cautela rispetto al passato: « Oggi il sistema bancario italiano è molto più forte – osserva –. Proprio le crisi degli anni passati hanno costretto gli istituti di credito a rafforzare il patrimonio, per cui oggi sono sufficient­emente forti per sostenere un aumento dello spread. Questo significa che il rialzo del differenzi­ale BTp- Bund avrà un impatto minore sull’economia reale rispetto al passato » .

Ci sono poi altri motivi per stare – a suo avviso – più sereni. Innanzitut­to il fatto che la vita media del debito pubblico italiano è molto lunga, quasi 7 anni. « Prima che l’aumento dei tassi abbia un impatto significat­ivo sul costo del debito e sui conti pubblici servirà tempo » , osserva Myles Bradshow. Per dirla semplice: dopo aver emesso titoli di Stato per anni a tassi bassi, prima che l’incremento attuale vada ad incidere sul costo dell’intero debito pubblico servirà molto tempo. L’altro motivo per cui Bradshow mostra una certa tranquilli­tà è legato al fatto che questa volta l’aumento dello spread non è dovuto a un motivo specifico italiano, ma a ragioni generali legate all’inflazione e alla svolta della Bce.

Ed è proprio la Banca centrale, che giovedì ha deluso il mercato, l’altro motivo che rende questo rialzo dello spread diverso dai precedenti. « La Bce non ha nessuna intenzione che gli spread si allarghino troppo, perché questo va a ledere la corretta trasmissio­ne della sua politica monetaria – osserva Bradshow –. La costruzion­e dello scudo anti- spread ha ovviamente difficoltà politiche, per questo la Bce è ambigua a riguardo. Non verrà dunque fatto subito, ma se l’aumento degli spread diventasse consistent­e la Bce interverrà » . Questo nelle passate crisi non era possibile. Infine c’è un punto di forza ulteriore per l’Italia: il Recovery Fund. « L’esistenza di questo strumento riduce per l’Italia la necessità di emettere BTp, perché molti fondi arrivano dall’Europa a tassi bassi o sotto forma di sovvenzion­i. Questo riduce la pressione sul mercato » . Insomma: oggi l’aumento dello spread preoccupa meno che nel 2012 o nel 2018. Ma non è indolore: resta il tallone d’Achille del Paese.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy