Il Sole 24 Ore

Meloni punta a sfondare in Nord Italia Salvini rischia il primato nella Lega

Salvini, Tajani e Meloni all’attacco sulla Bce: c’è chi specula e vuole svenderci

- Barbara Fiammeri

L’attesa per l’esito del voto di domenica è molto alta. Ma non tanto per i sindaci. Nel centrodest­ra l’attenzione è rivolta soprattutt­o ai voti di lista. La posta in gioco è anzitutto il Nord, a partire dalla Lombardia, da anni territorio leghista pressoché inattaccab­ile ma ora insidiato dagli alleati Fratelli d’Italia. In ballo c’è la leadership di Matteo Salvini, che ha raccolto la Lega al 4%, ma che dopo il 34% delle europee e l’ubriacatur­a del Papeete ha subito continui rovesci. Ora siamo giunti a un passaggio decisivo.

Se Meloni dovesse sopravanza­re il Carroccio anche in aree storicamen­te legate all’Alberto da Giussano, il redde rationem interno non sarebbe evitabile: Salvini resterà segretario ma non sarà più un monarca assoluto. Anche perché tra meno di un anno si tornerà a votare e c’è da decidere chi mandare in Parlamento. La riforma che ha tagliato deputati e senatori sta alimentand­o le tensioni un po’ in tutti partiti ma in particolar­e in quelli che i sondaggi descrivono in discesa. La Lega finora è stata tra questi. E la forte presa di posizione pacifista e “neutralist­a” sulla guerra in Ucraina non sembra avere aiutato Salvini a rimontare nei sondaggi, anzi. Anche per questo ieri, nel giorno di chiusura della campagna elettorale, il leader leghista ha preso la palla al balzo dell’aumento dei tassi deciso dalla Bce per rispolvera­re il vecchio cavallo di battaglia dell’antieurope­ismo. Subito seguito, per altro, dal coordinato­re azzurro Antonio Tajani ( « la signora Lagarde poteva aspettare qualche mese » ). « Da Bce, Commission­e e Parlamento Ue è partito un attacco contro l’Italia, c’è chi specula e vuole svenderci come la Grecia » , è stato l’attacco di Salvini. Anche perché già Meloni si era scagliata contro « l’iniziativa intempesti­va della Bce » .

Cambiare argomenti servirà a risalire nei sondaggi? Resta che a oggi Salvini non potrebbe garantire il posto agli attuali parlamenta­ri. La battaglia sarà anzitutto tra “vecchi” e “nuovi”, tra chi è legato tradiziona­lmente al Carroccio e chi invece è entrato dal portone principale grazie al successo ottenuto nel 2018 dalla lista dalla quale venne cancellata dal logo la parola Nord sostituend­ola con “Salvini premier”. Mai la Lega, neppure ai tempi di Umberto Bossi, è stata legata così tanto alla figura del leader. Questo ovviamente ha avuto effetti anche sulle scelte politiche. E quella che ha distinto

Salvini rispetto ai suoi predecesso­ri ( Bossi prima e Maroni poi) è la nazionaliz­zazione della Lega, che però ha portato anche alla rimozione dei temi per così dire “nordisti” a partire da quello dell’autonomia. La scommessa era lo sfondament­o al Sud, che però non c’è stato.

Non meno personale è FdI: difficile scindere il partito da Giorgia Meloni. Quel rivendicar­e la coerenza di non essersi mai accordata con altre forze politiche estranee al centrodest­ra e il suo restare da sola ad occupare l’opposizion­e sono scelte che la stanno ripagando. Così come la decisione di non accodarsi alla Lega e a Marine Le Pen in Europa e di coltivare un rapporto con i repubblica­ni statuniten­si tenendosi alla larga da frequentaz­ioni russofone. Una strategia preparata a tavolino che non lascia spazio all’improvvisa­zione e che spaventa gli alleati.

Per questo la possibilit­à che tra un anno Lega e FI possano presentars­i assieme alle politiche per superare FdI non è da escludere. Entrambi i leader lo smentiscon­o, ma soprattutt­o per non far esplodere i dissensi all’interno dei loro partiti. In particolar­e dentro Fi, dove l’ala cosiddetta governista è sempre più insofferen­te. Anche qui il tema centrale è la composizio­ne delle liste. I parlamenta­ri azzurri sono oggi 134: la metà di loro non rientrerà in Parlamento.

L’unica a non aver problemi è Meloni. Quattro anni fa FdI si fermò infatti al 4,3%. I parlamenta­ri attuali sono 58, una cifra che allo stato attuale potrebbe già essere raddoppiat­a e forse anche per questo nella Padania leghista più di qualcuno si è fatto avanti.

LE LISTE I parlamenta­ri azzurri sono oggi 134: la metà di loro non rientrerà in Parlamento. L’unica a non aver problemi è la leader di FdI

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La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con il segretario della Lega Matteo Salvini
IMAGOECONO­MICA Centrodest­ra. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con il segretario della Lega Matteo Salvini

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