Il Sole 24 Ore

L’assalto a Bce, un anticipo della campagna d’autunno

- Di Lina Palmerini

Era da mesi che la Bce aveva annunciato un cambio nella politica monetaria ma l’impennata dello spread e il tonfo di Piazza Affari sono diventati anche l’utile assist elettorale per Salvini. Come si dice, ha preso la palla al balzo per tornare su un vecchio cavallo di battaglia che ha portato fortuna alla destra e ai populisti, cioè l’assalto contro Francofort­e. Questo è il senso dell'uscita di ieri del capo leghista che ha addirittur­a rievocato la Grecia. « C’è un attacco in corso all’Italia, vogliono svenderci come hanno fatto con la

Grecia » . La scena è quella di un comizio a Cuneo ma quello che conta è il timing che risulta perfetto per richiamare alle urne un popolo sensibile ai temi dell’anti- europeismo. Anche la Meloni ha voluto commentare le scelte della Bce ma con un tono più misurato e chiedendo l’intervento di Draghi a difesa della nazione.

In realtà, accanto all’indice puntato contro la Banca centrale c’è pure quello contro la Commission­e e il Parlamento Ue che hanno confermato la tabella di marcia sulla transizion­e ambientale con lo stop alle auto benzina e diesel nel 2035 che minaccia la filiera dell’automotive. Tutti temi seri e sul tappeto, con tanto di allarme – lanciato già mesi fa – sui rischi per 70mila posti di lavoro. Il punto però è che problemi noti diventano allarmi solo quando si vota. E dunque è legittimo chiedersi come se ne faranno carico i partiti nel momento in cui si chiuderann­o le urne lunedì. Il timore è che torni una vecchia abitudine dei leader che, spesso, sembrano avere più interesse a non prendere i dossier nei luoghi e tempi giusti ma in quelli dettati dai comizi.

Lunedì Salvini ha convocato una riunione urgente della Lega con all’ordine del giorno “l’assalto contro l’Italia” ma due cose vanno notate: si poteva fare prima, visti gli annunci di Lagarde di una stretta sia sull’acquisto dei titoli sia sui tassi; la seconda è che quella di lunedì sembra la prima riunione per impostare la campagna elettorale del 2023. E che avrà come epicentro non solo l’Europa ma Palazzo Chigi e il Parlamento dove, da ottobre, si discuterà la manovra economica. « Non sarà una sessione di bilancio semplice – diceva Giorgetti qualche giorno fa – e sarà tanto più complicata perché non ci sarà nemmeno il freno delle elezioni anticipate visto che comunque l’anno prossimo si vota » . Dunque con la legislatur­a agli sgoccioli, la legge di bilancio diventa una piazza elettorale. Sarebbe però un atto di irresponsa­bilità scommetter­e sul malessere sociale – e non guarirlo - per vincere le elezioni. Ammesso che chi vincerà sarà poi in grado di governare la crisi.

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