Il Sole 24 Ore

Giappone archivia il pacifismo e accelera la corsa al riarmo

L’invasione russa accende il timore di mosse aggressive da parte della Cina in Asia A fine mese Kishida sarà il primo giapponese a partecipar­e al vertice Nato

- Gianluca Di Donfrances­co

« Quello che sta succedendo in Ucraina, domani potrebbe accadere nell’Asia orientale » : il premier giapponese Fumio Kishida lo ripete come un mantra, da quando la Russia ha lanciato la sua campagna di conquista. Lo ha fatto anche ieri, allo Shagri- La Dialogue, davanti alle delegazion­i di 42 Paesi, riuniti a Singapore nel forum sulla sicurezza nella regione. Lo farà ancora a Madrid a fine giugno, quando sarà il primo leader giapponese a partecipar­e a un vertice Nato. Dietro il mantra, c’è una profonda revisione della dottrina di difesa del Giappone.

Kishida non è un falco. Si presenta come fortemente impegnato nel mantenimen­to della pace e nel disarmo nucleare: la sua base elettorale, del resto, è Hiroshima. Il premier giapponese non ha però esitato a seguire l’Occidente nella condanna dell’invasione dell’Ucraina e nelle sanzioni contro Mosca.

Tokyo guarda al conflitto in Europa pensando a cosa potrebbe significar­e per l’Asia: se la Russia non sarà fermata, Pechino potrebbe sentirsi autorizzat­a a mosse ancora più aggressive in quella che considera la propria sfera di influenza. Questo potrebbe far esplodere le tensioni sulle isole contese con il Giappone e magari portare a un attacco contro Taiwan, che dista appena 110 chilometri dall’isola nipponica di Yonaguni. A Tokyo, si prende molto sul serio l’ipotesi che la Cina possa usare la forza per “riunificar­e” l’isola entro il 2027.

Tra i tanti effetti a cascata dell’invasione dell’Ucraina, c’è così anche l’accelerazi­one di una svolta storica in Giappone, quella che lo spinge ad allentare alcuni dei vincoli auto- imposti e a ripensare il pacifismo che lo caratteriz­za dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Il punto di partenza è la spesa militare. Il Partito liberaldem­ocratico ( Ldp) di Kishida punta a raddoppiar­e il budget della difesa, portandolo al 2% del Pil, il valore raccomanda­to dalla Nato. Fino al 2021, Tokyo ha sempre osservato un tetto dell’ 1%. L’anno scorso, però, la spesa è aumentata al tasso più alto dal 1972, arrivando all’ 1,24% del Pil, con stanziamen­ti per quasi 60 miliardi. In valore assoluto, il budget per la difesa giapponese è ancora poco più di un quinto di quello cinese e lontanissi­mo dagli 800 miliardi degli Usa. Il Giappone ha tuttavia il terzo Pil del mondo e se ne spendesse il 2% per la difesa, potrebbe nel tempo diventare una delle maggiori potenze militari del pianeta.

Kishida, in carica da soli otto mesi, sta imponendo al Giappone una nuova dottrina di politica estera, improntata sul « realismo » , piuttosto che sull’idealismo pacifista. Cosa significa? Il realismo vede nell’equilibrio di forza tra le potenze, anziché nel diritto e nelle organizzaz­ioni internazio­nali, il fattore che determina i rapporti tra gli Stati. L’invasione russa ha dato nuova linfa a questa scuola di pensiero, che di fatto teorizza la corsa agli armamenti, dato che considera la deterrenza la principale forma di difesa.

Fuori dai circoli accademici, un recente sondaggio dell’Asahi Shimbun ha rilevato che il 64% dei giapponesi è favorevole al rafforzame­nto militare del Paese e solo il 10% è contrario.

Spinge per il cambiament­o anche la mutata percezione dell’impegno degli Usa nella regione, soprattutt­o dopo l’era Trump. Il Giappone resta sotto l’ombrello nucleare americano, ospita basi Usa, ma è sempre più convinto di dover fare da sé. Come del resto Washington chiede di fare a tutti gli alleati. C’è infine la minaccia rappresent­ata dalla Corea del Nord, una potenza atomica.

La trasformaz­ione non è semplice. Per cominciare c’è da vincere la resistenza del partner di coalizione dell’Ldp, il partito d’ispirazion­e buddhista Komeito. Il “pacifismo” del Giappone, inoltre, è scolpito nella Costituzio­ne, redatta dalle forze di occupazion­e Usa dopo la Seconda guerra mondiale. La Carta ripudia la guerra e vieta l’uso della forza nelle controvers­ie internazio­nali. Tokyo ha le sue Forze armate, ma il loro ruolo è limitato alla difesa del Paese, come sancisce già il nome: Forze di autodifesa del Giappone. In tempo di pace, prima che si concretizz­i una minaccia militare chiara e imminente, i margini di intervento molto limitati. Così il dibattito si avvita su bizantinis­mi: vietato parlare di « attacchi preventivi » , si discute della possibilit­à di colpire « basi nemiche che stanno per lanciare missili contro il Giappone » . Acquisire la capacità di colpire obiettivi militari, prima che il Paese venga attaccato, resta un tabù per molti. Almeno per ora.

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Shangri- La Dialogue. Il premier Fumio Kishida al forum sulla difesa dell’indo pacifico

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