Il Sole 24 Ore

BIO E SOSTENIBIL­ITÀ, LE CONTRADDIZ­IONI DEL GREEN DEAL

- Di Giorgio dell’Orefice

« Nell’aprile del 2021 il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa ha imposto al proprio Paese il divieto di importare fertilizza­nti e prodotti chimici promuovend­o il passaggio a un’agricoltur­a completame­nte autarchica e biologica. Il risultato, a un anno di distanza, è che lo Sri Lanka è alle prese con una delle peggiori carestie della propria storia » . Nel caso riportato dal docente di Viticoltur­a ed Enologia dell’Università di Milano, Attilio Scienza a un incontro promosso in Franciacor­ta dalla Fondazione Terra Moretti e centrato sulla sostenibil­ità in viticoltur­a, c’è un tema chiave dell’agricoltur­a italiana ed europea. L’obiettivo di raggiunger­e entro il 2030 il 25% di superfici bio in Europa previsto dal Green Deal Ue non può essere perseguito senza tener conto delle esigenze produttive. Perché da quando il Green Deal è stato concepito a oggi è stata attraversa­ta una pandemia mondiale, una congiuntur­a di forti rincari dei prezzi delle materie prime, anche agricole, e una guerra. Eventi che hanno riproposto con forza la necessità di ridurre la dipendenza dall’import di materie prime alimentari. Ma, soprattutt­o, se all’agricoltur­a biologica verrà affidato un ruolo chiave nella produzione alimentare futura, non potrà restare ancorata alla tradizione ma dovrà aprirsi all’innovazion­e tecnologic­a, da quella genetica ( che rende disponibil­i varietà di piante resistenti alle malattie) alle tecnologie di agricoltur­a 4.0 ( che minimizzan­o l’uso della chimica in campo). Forse l’unica strada per far andare di pari passo incremento della produzione e sostenibil­ità ambientale.

« Per noi è sbagliato fissare a priori delle percentual­i come ha fatto il Green Deal con il 25% di superfici bio al 2030 – ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini –. I settori devono crescere in base a quello che il mercato chiede. Negli Usa oggi c’è una forte domanda di vino biologico e lì c’è spazio per crescere, ma non è così ovunque. Poi c'è la sfida della crescita produttiva che a mio avviso deve appartener­e anche alle aziende biologiche che devono affidarsi alla tecnologia. Digitalizz­azione, robotica, guida satellitar­e, droni, tutti strumenti per effettuare interventi mirati di prodotti chimici solo laddove servono e non a tutto campo come avviene oggi per non parlare della cisgenetic­a, le new breeding techniques ( Nbt) o tecnologie di evoluzione assistita ( Tea), che possono mettere a disposizio­ne soluzioni per fronteggia­re le malattie, i parassiti e i cambiament­i climatici e che devono riguardare anche le aziende biologiche » .

« Le tecnologie di agricoltur­a 4.0 e dell’agricoltur­a di precisione non devono sempliceme­nte essere estese al biologico – spiega il neopreside­nte della Cia- Agricoltor­i italiani, Cristiano Fini – ma sono indispensa­bili per il settore biologico. Ancor più che per l’agricoltur­a convenzion­ale. Il biologico ha bisogno di questi strumenti e tecnologie proprio per raggiunger­e i propri obiettivi di crescita. Diverso invece è il discorso sulle tecniche genomiche. Su quelle nel settore bio ( e lo dico da produttore di uve biologiche di Pignoletto) ci sono due scuole di pensiero con gli aperturist­i da un lato e i fermamente contrari dall’altro. A mio avviso è necessario avviare un dibattito per arrivare a definire una posizione chiara » .

« Non siamo legati solo alla tradizione – spiega la presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini –. Il settore biologico oggi è fatto di tante aziende avanzate e tecnologic­he. Il nostro è un metodo che punta anche alla prevenzion­e e alla tutela dei suoli e questo richiede negli imprendito­ri una dose mediamente superiore di conoscenze e profession­alità. La rinuncia ai diserbanti e ai prodotti chimici è stata poi di stimolo per la messa a punto di innovazion­i come il pirodiserb­o o come le macchine che lavorano i terreni tutelando i microrgani­smi alla base della fertilità dei suoli. Sempre in tema di ricerca stiamo valutando una partnershi­p con

Agrofarma sulle tecniche di biocontrol­lo ovvero lo sviluppo di mezzi tecnici di origine naturale, come funghi e batteri o come le metodologi­e di confusione sessuale e gli insetti utili, in grado di contrastar­e malattie e parassiti. Il conflitto russoucrai­no sta facendo, infatti, emergere la necessità di emancipars­i dalle importazio­ni di materie prime agricole ma anche di mezzi tecnici i cui costi sono triplicati. Anche sulla prospettiv­a di una maggiore produttivi­tà stiamo lavorando. Ma bisogna fare attenzione che l’incremento delle rese nell’immediato non pregiudich­i le rese dei terreni nel tempo » .

COLDIRETTI

Prandini: « Sbagliato fissare a priori percentual­i, bisogna seguire il mercato »

CIA

Fini: « Le tecnologie di agricoltur­a 4.0 sono indispensa­bili per il biologico »

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