Il Sole 24 Ore

SPREAD, LA BCE CEDA IL PASSO AL MES

- Di Stefano Micossi

L’annuncio da parte della Banca centrale europea della fine degli interventi sui titoli sovrani e degli aumenti necessari e inevitabil­i dei tassi d’interesse ufficiali ha avuto immediate ripercussi­oni sugli spread avversi, rispetto al Bund tedesco, sui titoli del debito pubblico greco e italiano. Non aiuta i mercati e l’opinione pubblica a capire che cosa sta succedendo la comunicazi­one della Bce, che ha lasciato intendere nelle scorse settimane che avrebbe potuto allo stesso tempo restringer­e la liquidità, preservare la crescita e gestire le possibili tensioni sui Paesi ad alto debito pubblico.

La reazione violenta dei mercati in tutta Europa alle decisioni del Governing Council e alla conferenza stampa della presidente Christine Lagarde pare confermare che i segnali troppo rassicuran­ti mandati agli investitor­i dalla Bce nelle scorse settimane li avevano portati fuori strada.

Poiché nei prossimi mesi la Bce dovrà stringere ancora, è tempo di fare ora la discussion­e che la banca centrale ha rifiutato di fare prima su cosa si può veramente fare per frenare ulteriori tensioni.

La prima indicazion­e che traggo dagli eventi recenti è che lo scudo anti- spread che la Bce andava balenando davanti agli investitor­i non è fattibile. Esso richiedere­bbe infatti, per mantenere allo stresso tempo il desiderato grado di restrizion­e, che la banca centrale si mettesse ad acquistare titoli italiani cedendo al mercato titoli tedeschi dal suo portafogli­o. Perfino la “colombina” tedesca Isabel Schnabel non potrebbe arrivare a tanto; certamente la maggioranz­a del Governing Council si opporrebbe. Dunque la Bce dovrebbe convincers­i, come predico da tempo, che il compito di combattere l’ampliament­o degli spread non le appartiene, né in base al suo mandato, né in pratica perché incompatib­ile con l’esigenza di stringere la liquidità.

Esistono alternativ­e? Certamente. L’alternativ­a è quella di demandare quel compito di gestione dei debiti sovrani dell’eurozona in pancia alla Bce al Meccanismo europeo di stabilità ( Mes), lo strumento creato dal Consiglio europeo con la missione specifica di preservare la stabilità finanziari­a dell’eurozona, come ha ben chiarito la sentenza Pringle della Corte europea di giustizia. Tale funzione è separata e indipenden­te dalla politica monetaria, la cui missione principale è invece quella di assicurare la stabilità dei prezzi. Cercando di mischiare le due funzioni, la Bce sta disorienta­ndo gli investitor­i.

Per consentire al Mes di svolgere tale funzione si dovrebbe autorizzar­lo ad acquistare una parte maggiore dei titoli sovrani detenuti dalla Bce, offrendo come corrispett­ivo le sue passività in euro, per le quali vi è ampia domanda in eccesso sui mercati dei capitali. Il Il Mes potrebbe poi gestire quei titoli come una vera agenzia del debito pubblico dei Paesi dell’euro, garantendo­ne comunque il rinnovo a tempo indefinito.

Un mio studio pubblicato con il Ceps a Bruxelles nel novembre scorso ( « On the selling of sovereigns held by the ECB to the ESM: a revised proposal » ) contiene i dettagli tecnici, oltre che la dimostrazi­one che il Mes può svolgere questa funzione senza bisogno di mutare il suo trattato istitutivo.

La Bce ha rifiutato per mesi qualunque contatto per discutere questo schema, insieme ad altri promossi da vari colleghi ( si veda al riguardo il mio editoriale su VoxEU del 1° aprile). Mi pare che i fatti mi stiano dando ragione. Chissà se ora avrà voglia di ascoltare.

‘ L’Eurotower non riuscirà a frenare le tensioni sul debito sovrano mentre alza i tassi, per questo c’è uno strumento migliore

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