Quali poteri a Macron? Francia oggi al voto
Ballottaggio il 19
Isondaggi sono chiari: solo il particolare sistema elettorale francese potrà permettere ad Emmanuel Macron di conquistare la maggioranza dell'Assemblée nationale. L'alleanza attorno al suo partito, Ensemble, sarebbe altrimenti destinata a trovare nell'opposizione di sinistra un formidabile avversario.
Il cartello elettorale Nupes formato da Jean- Luc Mélenchon, ex socialista di sinistra, durante la campagna elettorale ha diminuito i propri consensi, dal 33% - nella tendenza, più che nelle singole rilevazioni - delle prime rilevazioni statistiche fino all'attuale 27% ma si è fermato allo stesso livello dei macroniani che sono passati dal 28,3% al 27%.
Il sistema francese, un uninominale a doppio turno, permetterà però a Macron di prevalere. La tendenza degli ultimi sondaggi accredita al presidente tra 272 e 311 seggi, e al rivale tra 152 e 196 seggi. La rimonta della sinistra, per quanto controintuitiva, è evidente: Ensemble partiva da 331- 372 seggi, la sinistra da 71- 95. Sarà però difficile per Mélenchon ottenere il posto di primo ministro e la coabitazione con il presidente ( che è anche presidente del Consiglio), come sperava, o meglio prefigurava per ragioni di propaganda. Potrà però indebolire, e molto, la leadership macroniana: la maggioranza assoluta, nell'Assemblée, è di 289 deputati. C'è il rischio concreto quindi che Macron possa ottenere solo una maggioranza relativa. La media della forbice punta a 285 seggi, appena sotto la maggioranza assoluta; e anche il massimo del range che oggi i sondaggi accreditano, 311 seggi pari al 54% circa dell'assemblea, corrisponde a una perdita netta rispetto all'attuale maggioranza di 346 deputati. Soprattutto, gli dà un margine di solo 22 seggi, contro gli attuali 57.
In un sistema proporzionale – che la Francia ha sperimentato nel 1986 e poi subito abrogato – Macron di sicuro non avrebbe ottenuto la maggioranza. L'uninominale francese porta invece all'elezione di un deputato al primo turno se supera il 50% del suffragi, altrimenti i due candidati più votati si confrontano al ballottaggio. Il sistema penalizza i partiti minori che non riescono a emergere nei singoli collegi elettorali. Il Front national di Marine Le Pen, che nel 2017 ottenne il 13,2% dei voti ( che scesero all' 8,75% al secondo) riuscì a ottenere solo otto seggi, mentre i Républicaines, neogollisti, meglio distribuiti geograficamente, con il 15,77% - due punti e mezzo in più - elessero 112 deputati. Oggi il Rassemblement nationale di Le Pen è accreditata con un 18% che potrà permettere di ottenere tra 21 e 43 deputati, meno dell’ 8% del totale nello scenario a lei più favorevole.
Queste elezioni legislative segnano in ogni caso uno spostamento del focus politico dalla destra alla sinistra. Anche se l’Unione delle sinistre non può essere ancora definita una vera alleanza: troppo lontane le posizioni – e troppo forti le irritazioni – dei socialisti e degli stessi verdi, che in Francia hanno adottato da tempo posizioni relativamente pragmatiche ed europeiste, lontane dal radicalismo di Mélenchon che resta peraltro il dominus dell’intesa: dominus dell’intesa: La France Insoumise è accreditata con 90- 110 seggi, contro il 22- 38 di verdi e socialisti e gli 11- 18 dei comunista. È questo destinato a restare, con tutta probabilità, un cartello elettorale, proficuo nei risultati, ma privo di un senso comune.
Più interessante, e inquietante, è il dato che vede l’indebolimento di Macron, oggi campione dell’europeismo francese, rispetto alle forze euroscettiche. Le forze sostenitrici dell’Unione - e dello stesso modello liberaldemocratico, opposto a quello plebiscitario dei radicali - potrà conquistare ( contando socialisti, verdi, neogollisti e macroniani) tra 348 e 438 deputati, contro i 511 dell’Assemblée del 2017. Sono numeri ancora importanti, ma con due importanti riserve. Il presidente, innanzitutto, non sembra in grado di coagulare tutte queste forze. L’effetto collaterale del fenomeno Macron - per molti versi provvidenziale dopo il vuoto politico di Sarkozy e Hollande - è l’impoverimento delle forze repubblicane classiche, e il rafforzamento dei radicali fautori di una sesta, inquietante, repubblica.