Guerra prende il largo, al palo Vignali e centrodestra
Il centrosinistra di Michele Guerra ha doppiato il centrodestra ( diviso) di Pietro Vignali a Parma, con un 44% ottenuto dal delfino del sindaco uscente Federico Pizzarotti contro il 22% dell’ex primo cittadino Fi. Sarà perciò il ballottaggio del 26 giugno a dire se si ripeterà il miracolo che dieci anni fa vide i grillini debuttare alla guida di una città capoluogo, ribaltando i risultati del primo turno con oltre il 60% delle preferenze ( dopo il 19,5% del primo round). Restano invece fuori dalla corsa i due outsider, l’architetto civico Dario Costi ( spalleggiato da Azione di Carlo Calenda), che ha raccolto il 13,3% dei voti, e Priamo Bocchi, candidato di Fdi, in aperta rottura con Salvini e Berlusconi.
Difficile, anche se il centrodestra ritrovasse l’unità, che il 7% di Bocchi, sommato al 22% di Vignali e ai pochi punti degli altri otto contendenti ( tutti uomini, le uniche due donne candidate sono state escluse dalla tornata elettorale per questioni burocratiche) possa spostare il risultato delle urne fra due domeniche, soprattutto se Guerra avrà successo nel corteggiare gli elettori di Costi. Se così sarà, la sinistra rientrerà dalla porta principale nel palazzo su strada Repubblica, dopo oltre due decadi. Era il 1998 quando l’ultimo sindaco di sinistra, Stefano Lavagetto, lasciò il testimone al civico, ex Dc, Elvio Ubaldi.
Michele Guerra, quarantenne docente universitario di Storia del cinema ed ex assessore alla Cultura di Pizzarotti, si è presentato con la lista civica “Effetto Parma” creata dal sindaco uscente dopo la rottura con Beppe Grillo ( mai riconosciuta dai pentastellati) ed è sostenuto dal governatore Stefano Bonaccini che ha costretto i Dem a convergere sul suo nome, impedendo le primarie, per rappresentare i progressisti. I 5 Stelle non hanno invece indicato nessuno nella città simbolo dell’ascesa del Movimento. Mentre la destra si è spaccata su una figura del passato come Vignali, più adatta a dividere che a unire: eletto nel 2007, lasciò il Comune anzi tempo nel 2011 con un buco nelle finanze di 800 milioni e una condanna per peculato e corruzione ( fu riabilitato nel 2020 dall’accusa di abuso d’ufficio). Tra i primi dossier su cui sarà messo alla prova il successore di Pizzarotti la ristrutturazione dello stadio Tardini e la riqualificazione dell’aeroporto Giuseppe Verdi.