Pd primo partito ma il crollo M5S mette in crisi il campo largo
Letta: « costruire un campo progressista come unico argine alla vittoria delle destre »
« Siamo il primo partito, da Nord a Sud, nelle città più grandi e nelle città più piccole. Attorno a noi abbiamo intenzione di costruire con impegno coalizioni che non siano approssimative, aggiustate all’ultimo momento, sulla base dei programmi. Se non lo facciamo vincerà la destra. Da questo voto emerge chiaramente che l’unico argine a evitare la vittoria delle destre nel nostro Paese è costruire un campo progressista attorno al partito democratico. Il giudizio sul primo turno delle comunali è intanto decisamente positivo, e sarà ancora più positivo dopo i ballottaggi » .
Non è un brutto giorno per il Pd, che come ha ricordato il segretario Enrico Letta affrontava questa partita delle comunali in trasferta, essendo il centrodestra a capo dei consigli comunali uscenti in 20 capoluoghi su 26. Scorrendo i primi dati, già nel pomeriggio, i demcoratici ottengono infatti il primato a Genova con il 21%, a Parma guadagnano dieci punti e a Padova sfiorano il 22%. I candidati dem o civici appoggiati dal centrosinistra vincono a Lodi, a Padova e a Taranto mentre a Parma così come a Verona vanno al ballottaggio. Solo per citare alcuni casi. Ma i volti dei dirigenti dem a Largo del Nazareno diventano più tesi quando il discorso si allarga dal Pd alle alleanze. Non solo il campo largo stenta ad allargare il perimetro, come una coperta sempre troppo corta, ma le urne comunali consegnano una vera e propria battuta d’arresto a causa del flop del principale alleato del Pd. Ossia il M5s: per citare solo alcuni casi a Genova, città di Beppe Grillo, i pentastellati passano da 18,4% a poco più del 4%, a Parma addirittura non si sono presentati, a Padova prendono poco più dell’ 1%. « I dati non ci soddisfano » , ammette con onestà e senza girarci troppo intorno lo stesso Giuseppe Conte, che per di più potrebbe essere scalzato dalla presidenza nei prossimi giorni se il Tribunale di Napoli dovesse invalidare ancora una volta le ultime votazioni su statuto e leadership del M5s. E non a caso Conte sembra volersi aggrappare ancora di più all’ancora di salvataggio rappresentata dal Pd ( « nessuna ripercussione sul rapporto con il Pd, l’azione congiunta non può essere compromessa da questa tornata elettorale... il M5s sui territori deve ancora organizzarsi » ). Ma il presidente 5 Stelle torna anche a prendersela con le resistenze interne al nuovo corso ( iniziato per la verità ormai un anno fa) con parole che sembrano puntare il dito contro il suo competitor interno Luigi Di Maio: « Alcune resistenze interne, anche durante le elezioni per il Quirinale, hanno rallentato la nostra azione » .