Il Sole 24 Ore

Referendum nullo, la Lega tiene in scacco la riforma Cartabia

In Senato. Salvini: porteremo in commission­e proposte per separazion­e delle carriere e riforma del Csm. Bongiorno: dalla ministra solo correzioni

- Giovanni Negri

Irraggiung­ibile, come ampiamente previsto peraltro, il quorum referendar­io, giustizia e riforme tornano ad agitare Parlamento e forze politiche. Quasi senza soluzione di continuità. Al centro, nelle prossime ore, la riforma di Csm e ordinament­o giudiziari­o. Già questa mattina è in agenda al Senato una riunione di maggioranz­a tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e le forze di maggioranz­a. La riforma infatti è attesa in Aula per domani pomeriggio, con voto finale nella giornata di giovedì. Da ieri sera è iniziata la maratona in commission­e sugli emendament­i, che sono 257 di cui 61 presentati dalla Lega.

Ed è proprio la Lega l’incognita maggiore, perché, dopo avere contribuit­o alla raccolta delle firme, ha dovuto incassare la battuta d’arresto a quella che più volte suoi esponenti avevano sottolinea­to essere la « vera » riforma, quella dei cinque referendum, tre dei quali su materie oggetto anche della proposta Cartabia. E tuttavia sia Matteo Salvini sia Giulia Bongiorno agitano le acque, il primo anticipand­o la volontà della Lega « di portare in commission­e delle proposte che siano coerenti con la separazion­e delle carriere e la riforma del Csm » , la seconda ricordando che « quella della Cartabia non è una riforma ma una correzione ad alcuni punti del sistema. È positiva ma è blanda e poco incisiva sul sistema. È una correzione, noi vogliamo renderla più incisiva, ha aspetti positivi ma va migliorata. Non aspettiamo­ci la rivoluzion­e, quella era possibile con il referendum e ora richiederà un percorso più lungo » .

Atteggiame­nto tutt’altro che conciliant­e a parole, con un’asserita volontà di migliorare la riforma che bisognerà capire quali strade ancora potrà prendere ( forse poche, nell’immediato, visto il poco tempo a disposizio­ne), le cui conseguenz­e pratiche andranno però verificate nei termini di un ulteriore allargamen­to della spaccatura nella maggioranz­a, visto che Italia Viva si è sfilata sin dal voto alla Camera.

Di certo il provvedime­nto è già in ritardo sui tempi inizialmen­te previsti, secondo i quali la nuova legge elettorale si sarebbe dovuta applicare immediatam­ente alle elezioni per il rinnovo della componente togata del Csm in agenda a luglio. Ora, la necessità di attendere l’esito del referendum, ha avuto come conseguenz­a un allungamen­to dei termini di approvazio­ne, tanto ampio da rendere assolutame­nte verosimile un rinvio della consultazi­one a dopo l’estate.

Nel merito poi, la distanza tra i quesiti referendar­i e quanto contenuto nella riforma Cartabia è assai breve. Forse più ideologica che altro. Perché se, sul fronte della separazion­e delle funzioni, chi ha promosso il referendum intendeva eliminare ogni possibilit­à di passaggio da giudice a pm ( e viceversa), la riforma intende limitarla a una soltanto, da esercitare oltretutto entro i primi dieci anni dall’ingresso in magistratu­ra. Quanto poi al voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazion­i di profession­alità dei magistrati, la riforma lo prevede già, sia pure condiziona­to a un precedente deliberato del Consiglio dell’Ordine.

Che dire poi della norma scardinaco­rrenti, la cancellazi­one del numero minimo di firme di colleghi magistrati per potere presentare candidatur­a alle elezioni del Csm, se non che anche la riforma Cartabia lo elimina nei collegi maggiorita­ri?

Discorso più complesso sulle materie oggetto degli altri due quesiti. Se sulla custodia cautelare la riforma penale in gestazione nulla prevede di specifico, sulla revisione della Legge Severino il discorso è diverso, perché in Parlamento sono depositati provvedime­nti che l’affrontano direttamen­te, soprattutt­o per correggere l’eccessiva severità della sospension­e degli amministra­tori locali anche in caso di condanna non definitiva, oppure indirettam­ente attraverso l’alleggerim­ento di uno dei reati ” classici”, l’abuso d’ufficio.

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