Referendum nullo, la Lega tiene in scacco la riforma Cartabia
In Senato. Salvini: porteremo in commissione proposte per separazione delle carriere e riforma del Csm. Bongiorno: dalla ministra solo correzioni
Irraggiungibile, come ampiamente previsto peraltro, il quorum referendario, giustizia e riforme tornano ad agitare Parlamento e forze politiche. Quasi senza soluzione di continuità. Al centro, nelle prossime ore, la riforma di Csm e ordinamento giudiziario. Già questa mattina è in agenda al Senato una riunione di maggioranza tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e le forze di maggioranza. La riforma infatti è attesa in Aula per domani pomeriggio, con voto finale nella giornata di giovedì. Da ieri sera è iniziata la maratona in commissione sugli emendamenti, che sono 257 di cui 61 presentati dalla Lega.
Ed è proprio la Lega l’incognita maggiore, perché, dopo avere contribuito alla raccolta delle firme, ha dovuto incassare la battuta d’arresto a quella che più volte suoi esponenti avevano sottolineato essere la « vera » riforma, quella dei cinque referendum, tre dei quali su materie oggetto anche della proposta Cartabia. E tuttavia sia Matteo Salvini sia Giulia Bongiorno agitano le acque, il primo anticipando la volontà della Lega « di portare in commissione delle proposte che siano coerenti con la separazione delle carriere e la riforma del Csm » , la seconda ricordando che « quella della Cartabia non è una riforma ma una correzione ad alcuni punti del sistema. È positiva ma è blanda e poco incisiva sul sistema. È una correzione, noi vogliamo renderla più incisiva, ha aspetti positivi ma va migliorata. Non aspettiamoci la rivoluzione, quella era possibile con il referendum e ora richiederà un percorso più lungo » .
Atteggiamento tutt’altro che conciliante a parole, con un’asserita volontà di migliorare la riforma che bisognerà capire quali strade ancora potrà prendere ( forse poche, nell’immediato, visto il poco tempo a disposizione), le cui conseguenze pratiche andranno però verificate nei termini di un ulteriore allargamento della spaccatura nella maggioranza, visto che Italia Viva si è sfilata sin dal voto alla Camera.
Di certo il provvedimento è già in ritardo sui tempi inizialmente previsti, secondo i quali la nuova legge elettorale si sarebbe dovuta applicare immediatamente alle elezioni per il rinnovo della componente togata del Csm in agenda a luglio. Ora, la necessità di attendere l’esito del referendum, ha avuto come conseguenza un allungamento dei termini di approvazione, tanto ampio da rendere assolutamente verosimile un rinvio della consultazione a dopo l’estate.
Nel merito poi, la distanza tra i quesiti referendari e quanto contenuto nella riforma Cartabia è assai breve. Forse più ideologica che altro. Perché se, sul fronte della separazione delle funzioni, chi ha promosso il referendum intendeva eliminare ogni possibilità di passaggio da giudice a pm ( e viceversa), la riforma intende limitarla a una soltanto, da esercitare oltretutto entro i primi dieci anni dall’ingresso in magistratura. Quanto poi al voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, la riforma lo prevede già, sia pure condizionato a un precedente deliberato del Consiglio dell’Ordine.
Che dire poi della norma scardinacorrenti, la cancellazione del numero minimo di firme di colleghi magistrati per potere presentare candidatura alle elezioni del Csm, se non che anche la riforma Cartabia lo elimina nei collegi maggioritari?
Discorso più complesso sulle materie oggetto degli altri due quesiti. Se sulla custodia cautelare la riforma penale in gestazione nulla prevede di specifico, sulla revisione della Legge Severino il discorso è diverso, perché in Parlamento sono depositati provvedimenti che l’affrontano direttamente, soprattutto per correggere l’eccessiva severità della sospensione degli amministratori locali anche in caso di condanna non definitiva, oppure indirettamente attraverso l’alleggerimento di uno dei reati ” classici”, l’abuso d’ufficio.