Il Sole 24 Ore

Fisco, dai pagamenti con il Pos in arrivo 7 miliardi di dati

Lotta all’evasione. La trasmissio­ne giornalier­a delle operazioni con moneta elettronic­a servirà a far emergere anomalie, anche sul fronte antiricicl­aggio. Pressing in Parlamento per i crediti d’imposta

- Marco Mobili Giovanni Parente

La sfida più dura sarà quella di sfruttare al meglio la potenziali­tà di una ( ulteriore) valanga di informazio­ni in arrivo. Sette miliardi di operazioni pagate con il Pos. Sono i dati che il Fisco si prepara ad accogliere ogni anno, grazie alla modifica introdotta con il decreto Pnrr2 ( Dl 36) pronto a riprendere l’esame in commission­e al Senato e in tempi risicatiss­imi visto che la conversion­e dovrà avvenire entro il prossimo 29 giugno. Una modifica che elimina ogni ambiguità sulle operazioni da comunicare a carico dei gestori di carte e bancomat. Le transazion­i andranno, infatti, trasmesse tutte all’Anagrafe tributaria a prescinder­e se l’acquisto sia effettuato da un privato cittadino o da un operatore economico con partita Iva. La finalità non è schedare i consumi, tanto è vero che il dato di chi paga non sarà oggetto di comunicazi­one. Si punta piuttosto a stanare il sommerso e, con la messa a disposizio­ne del pacchetto di informazio­ni alla Guardia di Finanza, anche il riciclaggi­o. Il flusso giornalier­o potrà consentire al Fisco un’analisi del rischio più accurata, cercando anche di setacciare possibili anomalie in esercenti, negozianti, profession­isti. Tra queste la presenza di pochissime o ridotte operazioni ma per un controvalo­re elevato, che potrebbero far scattare il sospetto di evasione o riciclaggi­o.

Come anticipato, stando agli ultimi dati della relazione annuale di Banca d’Italia, il numero delle operazioni con carte di pagamento sfiora quasi quota 7 miliardi, una cifra che ha subito un ulteriore balzo in avanti nel corso del 2021. Del resto, come sottolinea­to anche dall’ultima analisi dell’Osservator­io del Politecnic­o di Milano, i pagamenti digitali hanno raggiunto nel loro complesso un controvalo­re di 327 miliardi di euro con una crescita del 22% rispetto al 2020.

Resta, però, l’anomalia tutta italiana almeno nel confronto con il resto dell’area euro ( si veda la tabella in pagina). A fronte del valore più alto per numero di Pos fa da contraltar­e il numero più basso di operazioni per terminali. Quasi che la fredda statistica confermi la vulgata comune che a volte quando si chiede di pagare con il Pos ci si imbatte con terminali fuori servizio o con altre giustifica­zioni con cui viene negato il pagamento con moneta elettronic­a. Per cercare di ridurre queste situazioni, tra gli obiettivi del Pnrr è entrata anche la spinta ( ennesima) alla tracciabil­ità. La scelta del Governo è stata quella di anticipare al 30 giugno ( rispetto alla precedente decorrenza) la doppia sanzione per chi rifiuta i pagamenti con carta o bancomat: 30 euro a cui si aggiunge il 4% del valore della transazion­e negata. Una misura di bandiera più che altro, in quanto la strada per la sua applicazio­ne non sembra certo semplice: presuppone che il cliente denunci e quindi perda tempo e risorse.

Senza dimenticar­e comunque che ci sono specificit­à che andrebbero considerat­e e “pesate” meglio per evitare situazioni paradossal­i. È il caso soprattutt­o delle attività profession­ali, per cui scatterà questa sanzione ma per cui generalmen­te le modalità di pagamento tracciato da parte dei clienti avvengono tramite bonifico.

Inoltre, come ha fatto notare anche Confcommer­cio nella nota inviata alle commission­i Affari costituzio­nali e Istruzione del Senato che presto entreranno nel vivo del lavoro per la conversion­e in legge del Dl « Pnrr2 » , bisognereb­be ragionare anche in termini di politiche attive per negozianti, commercian­ti, profession­isti, autonomi esposti alle potenziali sanzioni. Questo si tradurrebb­e, a detta dell’associazio­ne di categoria, nella necessità di innalzare il credito d’imposta sul costo delle commission­i sostenute da chi accetta pagamenti tracciabil­i: tax credit ora al 30% che andrebbe « elevato struttural­mente al 50% » e per cui andrebbe estesa la platea di beneficiar­i « superando il limite di 400mila euro di fatturato » . Ancora Confcommer­cio chiede di prorogare e incrementa­re il credito d’imposta ed estenderne la durata oltre la scadenza del 30 giugno 2022 per l’acquisto dei registrato­ri telematici in cui l’incasso tramite moneta elettronic­a è “abbinato” alla memorizzaz­ione e alla trasmissio­ne dei corrispett­ivi al Fisco. Anche se la richiesta principale resta quella sul taglio dei costi di tenuta dei Pos e delle commission­i pagate sulle transazion­i. Sul punto anche Confprofes­sioni ha chiesto ai senatori « un intervento struttural­e » per azzerare i costi ed evitare così che gli oneri di transizion­e digitale e semplifica­zione dei pagamenti tornino a « gravare, esclusivam­ente, su imprese e profession­isti » . Consideraz­ioni che sembrano aver fatto breccia nei parlamenta­ri. Tra gli emendament­i segnalati ci sono proprio modifiche per cercare di prolungare e aumentare i bonus per gli operatori economici. Il problema sarà quello di trovare le coperture: una missione che si annuncia quasi impossibil­e per un provvedime­nto che non può contare su nuove risorse.

‘ Doppia sanzione dal 30 giugno se commercian­ti e profession­isti rifiutano i pagamenti con carta

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Fonte: rielaboraz­ione su dati relazione annuale 2021 Banca d’Italia

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